Paolo Rossi, il fratello Rossano: «Ha lottato con coraggio, per collegarsi con la Rai faceva una puntura»

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Paolo Rossi lascia orfana un'intera generazione che lo ha amato dopo quei Mondiali dell'82. Ma lascia anche una famiglia che lo amava e gli era stata vicina soprattutto negli ultimi mesi, dopo la diagnosi della malattia: un tumore ai polmoni che lo ha portato via nel giro di pochissimo tempo. Il ricordo del fratello, Rossano Rossi, due anni e mezzo più grande, è commovente: «L'ho visto per l'ultima volta ieri, alle Scotte . Era entrato in coma, non mi ha riconosciuto. Fino al giorno prima sorrideva, anche se aveva perduto la forza di parlare», ha detto al quotidiano La Nazione.

Paolo Rossi era ricoverato alle Scotte di Siena, dove Rossano andava a trovarlo «sulla base di permessi che chiedevo e mi venivano concessi quando i medici lo stabilivano». «Era malato dalla primavera, colpito al polmone - spiega - Decise di non farlo sapere, di affrontare la malattia protetto dalla famiglia, senza clamori. Dalla malattia originaria se ne sono sviluppate altre, anche alle ossa, certo indotte dalla debilitazione che ogni giorno lo rendeva più vulnerabile. No, il Covid non lo ha colpito». «In pochi mesi ha subito interventi, si è sottoposto a cure impattanti - prosegue - Lo ha fatto con coraggio, impegnando tutto sé stesso, fino a sabato ha ricevuto le terapie. Paolo aveva fiducia dei sanitari di Siena si era affidato loro con la massima disponibilità e ha offerto ai medici ogni energia per superare il male. Si è aiutato da solo, con l'affetto della famiglia, di noi».

 

Paolo si concedeva attimi di vita apparentemente normale, accettando ogni tanto gli inviti della tv. «Si collegava dal pc di casa con la Domenica sportiva, come tanti fanno, oggi, in tempi di Covid - racconta Rossano - Per sostenere la breve intervista era necessaria una iniezione che lo tenesse su.

Il medico gliela praticava poco prima. Gli faceva piacere mostrarsi agli sportivi, al suo mondo del calcio. Noi familiari annunciavamo che si era operato alla schiena, per spiegare la sua assenza. E non era una bugia, perché in questi mesi si è sottoposto anche a un intervento alla vertebra».

Rossano e Paolo iniziarono insieme la carriera nel calcio, sotto lo sguardo di babbo Vittorio, al quale è intitolato oggi il campo del Santa Lucia e di mamma Amelia. Dal Santa Lucia passarono all'Ambrosiana. Rossano andò poi alle giovanili della Juventus, Paolo restò qualche anno in Toscana, prima di arrivare pure lui ai bianconeri. e di consacrarsi attraverso Como, Vicenza, Perugia come centravanti della Nazionale, amato in Italia e anche all'estero. «Abbiamo passato la vita insieme - conclude Rossano - Non ci siamo staccati un attimo, anche se eravamo fisicamente a migliaia di chilometri di distanza. Il ricordo che serberò è di noi che giochiamo insieme a pallone da ragazzini. Al di là dei trionfi, lui sarà sempre il mio Paolo». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Dicembre 2020, 13:35

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