Si sono radunati e sono entrati in azione «perché era giunta voce che stessero devastando Napoli»: così si è giustificato uno dei cinque ultrà azzurri arrestati per gli scontri avvenuti a Napoli mercoledì scorso in occasione della partita di Champions League tra Napoli e Eintracht Francoforte. In piazza del Gesù, nel pomeriggio dello scorso 15 marzo, si sono fronteggiati ben 600 supporters della squadra tedesca (tra cui c'erano anche tifosi dell'Atalanta) e 200 napoletani, entrati in azione - come è stato da loro stessi ribadito - «per difendere Napoli».
«Dovevamo difendere la città»
L'enorme sforzo delle forze dell'ordine ha impedito che le due opposte fazioni arrivassero al «corpo a corpo» e numerosi sono i poliziotti che hanno riportato conseguenze e lesioni a causa di quella vera e propria guerriglia. Alcuni degli ultrà napoletani sono stati ripresi a volto scoperto, con fumogeni e petardi. Altri, malgrado travisati, sono stati comunque identificati, inequivocabilmente, e quando gli è stato notificato il provvedimento hanno ammesso di avere preso parte ai tafferugli.
Ieri il giudice ha convalidato l'arresto per tre per napoletani e per tre tedeschi. Per un napoletano è stata disposta la scarcerazione. L'altro ieri è stato invece condannato a due anni e mezzo di reclusione (al termine di un processo celebrato per direttissima) il quinto tifoso partenopeo arrestato per il quale è stata disposta la detenzione domiciliare. Quattro dei cinque tifosi del Napoli sono stati difesi dall'avvocato Emilio Coppola. Quelli tedeschi dagli avvocati Giovanni Adami, Daniele Tuffali, Simone Bonaldi e Serena Improta.
Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 14:35
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