Mourinho a San Siro, un amico ritrovato: all'Inter anni indimenticabili, oggi cerca l'impresa con la Roma

Mourinho a San Siro, un amico ritrovato: all'Inter anni indimenticabili, oggi cerca l'impresa con la Roma

di Alessandro Angeloni

dal nostro inviato

MILANO

L’ultima immagine di Mourinho, per gli interisti, ha le due facce, del riso e del pianto: è il 22 maggio del 2010, stadio Bernabeu, c'è la sua gioia, che è la gioia di un popolo, quello interista. E’ immensa, perché si è appena chiusa la stagione con l’ultimo trofeo, il più importante, il più luccicante, la Champions League. L’Inter ha appena fatto il triplete, con Mou. E poi ci sono, sempre quella sera, le sue lacrime, l’abbraccio con Materazzi nel garage del Bernabeu dopo la finale con il Bayern. Sono lacrime di addio: Mou lascia, regala vittorie (in due anni, due scudetti, una Champions, 1 Supercoppa italiana e una Coppa Italia) e il dolore, il vuoto. Due anni sono pochi per far nascere un amore, José ci è riuscito, e non solo per i successi. Ma perché ha creato un gruppo, ha unito un popolo: non era solo l’allenatore dell’Inter, era il condottiero. Era l’Inter. Era allenatore, era dialettica, era comunicazione. Tutto contenuto in un personaggio Special.

Stasera torna a San Siro per la prima volta, dodici anni dopo (l'ultima al Meazza con l'Inter in campo risale al 9 maggio 2010., vittoria 4-3 contro il Chievo Verona, sono passati 4293 giorni), contro il suo ex club ma nessuno, a Milano, lo considera davvero un nemico, il popolo nerazzurro - o gran parte - continua ad apprezzarlo e ricordarlo sempre con piacere, anche perché oggi la Roma non è una rivale diretta dell’Inter di Simone Inzaghi, il quale, quando José trionfava in nerazzurro, giocava ancora, poco ma giocava, nella Lazio. Si accendono i riflettori a San Siro, la sua ex casa, Mou ci arriva col fiatone e con qualche capello bianco in più. La sua Roma arranca e non ha i calciatori che aveva dodici anni fa, mentre l’Inter vola, è tornata a farlo, dopo di lui, con Conte e ora con Inzaghi e forse questo, in qualcuno, ha annebbiato un po’ il ricordo dello Special. La sua Roma deve fare l’impresa, proprio lì, nella sua casa. A lui le imprese piacciono, e sta provando senza troppi mezzi. Del resto, non sarebbe un’impresa se contro l’Inter a San Siro la Roma vincesse avendo in squadra Maicon, Cambiasso e Milito. E’, sarebbe, un’impresa espugnare San Siro con la squadra che oggi allena, contro un’Inter lanciata e che là davanti ha Dzeko, che qui conosciamo bene. La Coppa Italia è il gioiellino di famiglia e proprio Mourinho, dodici anni fa l’ha portata via alla Roma, magari oggi vuole restituirgliela, dando un dispiacere ai suoi vecchi tifosi.

Che forse saranno anche capaci di perdonarlo. Perché a San Siro, sponda nerazzurra, Mourinho è sempre Mourinho. Un eroe eterno. E chissà se anche a Roma, un giorno, verrà ricordato così. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Febbraio 2022, 12:25

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