Mourinho alla Roma: lo Special One è il nuovo allenatore. Addio a Fonseca

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di Ugo Trani

Mourinho sarà il nuovo allenatore della Roma per le prossime tre stagioni. Il ribaltone più rumoroso a Trigoria in piena crisi giallorossa. Allora i Friedkin parlano, eccome se parlano. Loro lo fanno con i fatti. E, annunciando lo Special One dopo aver salutato elegantemente qualche ora prima Fonseca, prendono definitivamente le distanze dalla vecchia proprietà uscita di scena in agosto dopo 10 anni di chiacchiere a salve e senza successi. La mossa spiazza la tifoseria, preoccupata dal silenzio prolungato, al momento nove mesi, dei texani. Ma adesso la gente, finalmente felice, ha capito. Dan e Ryan fanno sul serio e hanno ambizione. Puntando su Mou lo hanno messo per iscritto, seppellendo definitivamente il progetto vago di Pallotta presidente-assente e del suo management spocchioso.

Il segnale dei Friedkin è forte. Prima di acquistare i campioni, hanno scelto da chi farli guidare. E hanno chiamato il pluridecorato, chi è abituato a vincere. Mourinho è il profilo che la piazza ha aspettato per anni dagli investitori americani. Il top coach che a Trigoria non è mai stato preso in considerazione da Pallotta e dai suoi collaboratori. L’ultimo presidente ad aver ingaggiato un allenatore vincente è stato Sensi: sono passati 21 anni da quando convinse, a fine anni Novanta, il duro Capello che aveva conquistato titoli in Italia e in Europa con il Milan. In due stagioni fu scudetto, il terzo della storia del club. Proprio quello che accadde con Viola che, sempre andando a prendere un tecnico dal club rossonero, portò nella Capitale il barone Liedholm che da qualche mese aveva festeggiato la stella con il Milan. In quattro stagioni, lo scudetto, il secondo, atteso quarantuno anni. Dan e Friedkin si augurano di essere premiati per la virata e di imitare i predecessori che hanno fatto grande la Roma dando la priorità alla figura da mettere in panchina. La guida e non l’apprendista, il maestro e non il rampante. Il leader, come è Mou.

I tifosi, spaventati dal rendimento scadente della squadra che ha fatto venire loro in mente la Rometta di quarantacinque anni fa, sorridono all’annuncio che è stato subito bagnato, nel pomeriggio, dalla pioggia. Loro, di sicuro meglio dei Friedkin, conoscono Mourinho. E lui sa tutto di loro. Ha firmato ricordando «la passione» della gens giallorossa. «Io non sono un pirla» disse quando spinse l’Inter al Triplete. Non, non lo è. E sa a chi deve rivolgersi. Perché undici anni fa, la rivale dei nerazzurri, fu proprio la Roma di Ranieri. Superata sul più bello dai nerazzurri dello Special One che poi si portarono via anche la Coppa Italia all’Olimpico, la notte del calcio del sedere di Totti a Balotelli. Il messaggio dei Friedkin, insomma, piace proprio per lo spessore del personaggio. In Italia è stato il Grande Nemico della Juve. Già proprio il club bianconero preso come modello da Pallotta e soci, con la Roma spesso trattata da sorellastra nel feeling plateale con la Signora. Da quella finta alleanza i giallorossi non hanno ricevuto niente in cambio. Da 13 anni zero tituli per dirla alla Mou.

Che mai sarà amico dei bianconeri e che è pronto a tirar fuori le manette da mostrare agli arbitri. Ecco perché è già idolo prima di sbarcare bella Capitale. Fu duro, a Bergamo, anche con lo spogliatoio dell’Inter e indirettamente con la società, quando chiarì che gli ultimi scudetti nerazzurri erano stati regalati. «Uno lo avete vinto a tavolino e l’altro siete passati a ritirarlo in segreteria». Questo per dire che non si accontenta, come alcuni precedessori passati da Trigoria, degli scarti. Vuole essere seguito nell’avventura da grandi giocatori. Lui ci mette la faccia tosta, la proprietà la squadra di livello. E i rivali non si facciano forti dei tre esoneri di fila: Chelsea, United e Tottenham. Ha vinto ovunque è stato: in Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna. E non è certo qui da turista. Proprio come i Friedkin, la scorsa settimana in Inghilterra. rinunciando alla partita di Manchester si sono fermati a Londra. Ora sappiamo perché. Meglio il futuro da protagonisti del 6-2 da umiliati.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Maggio 2021, 10:02

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