«Italia leader nella prevenzione. Ma esistono miocarditi silenti»

«Italia leader nella prevenzione. Ma esistono miocarditi silenti»

di Romolo Buffoni
«Soltanto l’autopsia potrà dirci con ragionevole certezza le cause del decesso. Ma Astori era certamente un uomo e un atleta sano». Il dottor Salvatore Cristiani, medico dello Sport, Responsabile della Asl Roma 2 e con un passato nello staff medico dell’As Roma e in quello della Nazionale oro alle Universiadi del ‘97, spiega la tragedia dal punto di vista scientifico. «In Italia siamo all’avanguardia in quanto a screening: ogni 6 mesi la legge prescrive controlli accurati per gli atleti professionisti. Grazie a ciò la statistica di incidenza del fenomeno parla di 2-3 casi di atleti under 35 ogni 100mila atleti praticanti. Per questo e per il fatto che Astori aveva solo 31 anni soffriamo ancora di più».

Purtroppo quella del difensore della Fiorentina non è stata la prima tragedia del genere. Curi e Morosini sono solo quelle più facili da ricordare. «Ma in questa c’è un fattore che la rende diversa: la morte cardiaca improvvisa di Astori si è verificata nel sonno e non durante l’attività sportiva, che di per sé poteva scatenare una patologia». Siamo allora tutti appesi a un filo sottile e invisibile? «Ripeto: i controlli sono fondamentali. Anche il semplice elettrocardiogramma. Dopodiché i nemici più subdoli si chiamano miocarditi silenti, che possono sorgere anche a causa di un’influenza o un’infiammazione non curata a dovere. L’esame autoptico ci dirà, ma ribadisco che in Italia siamo all’avanguardia. Prenda il caso di Schick: la scorsa estate l’attaccante della Roma venne fermato, come si è appreso dai mezzi di stampa, per problemi cardiaci per problemi cardiaci e l’idoneità gli venne riaccordata solo a perfetta guarigione avvenuta».

Ultimo aggiornamento: Domenica 4 Marzo 2018, 23:55

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