Mondiali, la favola di Beiranvand: da nomade senzatetto a eroe nazionale dopo il rigore parato a CR7

Mondiali, la favola di Beiranvand: da nomade senzatetto a eroe nazionale dopo il rigore parato a CR7

di Enrico Chillè
Il sogno dell'impresa della qualificazione ai danni del Portogallo, per l'Iran, si è spento sull'esterno della rete, come il pallone calciato, in pieno recupero, da Taremi, che ha lasciato ad un'intera nazione un grido strozzato in gola. Una delusione comprensibile, ma c'è chi è destinato a tornare in patria da eroe: si tratta del portiere Alireza Beiranvand, che ha il merito di aver parato un rigore a Cristiano Ronaldo e di aver mantenuto in partita i suoi nell'ultima gara del girone dei Mondiali 2018.

Portogallo costretto all'1-1 dall'Iran. Affronterà agli ottavi l'Uruguay​



Quella del 25enne estremo difensore iraniano è una vera e propria favola, se si considerano le origini di quello che è ormai uno dei pezzi pregiati della nazionale guidata da Carlos Queiroz. A raccontare la sua storia sono diverse testate di livello mondiale, tra cui il Washington Post: Beiranvand, infatti, è nato da una famiglia nomade in un'area rurale dell'Iran occidentale e, sin da bambino, aveva lavorato come pastore. La passione per il calcio veniva coltivata nei ritagli di tempo, ma il sogno di Alireza, che a 12 anni era entrato in una squadra locale, era quello di diventare un professionista, contro il volere del padre. Per riuscirci, quando era ancora adolescente, Beiranvand si era fatto prestare dei soldi da un familiare ed era fuggito nella capitale Teheran, dove si era unito ad una piccola formazione ma non aveva denaro a sufficienza per potersi permettere un tetto.



Ancora giovanissimo, quindi Beiranvand dormiva all'esterno del campo di calcio dove si allenava e giocava. In molti lo scambiavano per un mendicante e molto spesso, al mattino, il ragazzo si ritrovava qualche moneta lasciata come elemosina. «Dormiva davanti la porta d'ingresso e la mattina ritrovavo qualche soldo» - ha raccontato il diretto interessato - «Per un periodo, abbastanza lungo, ho avuto la colazione gratis». La strada verso il successo, però, era lunga e complicata da percorrere: per mantenersi, prima di diventare un professionista a tutti gli effetti, Alireza ha lavorato in un'industria tessile, in un autolavaggio e in una pizzeria per sbarcare il lunario e permettersi l'affitto di un piccolo e umile monolocale.



Nel 2011, quando il ragazzo aveva 18 anni, giunse il debutto da semiprofessionista, con la formazione minore del Naft Teheran. Le prestazioni in campo, tre anni dopo, gli permisero anche di partecipare ad alcuni stage con la nazionale, mettendosi in mostra soprattutto per il potentissimo rilancio con le mani. Alla fine, uno dei club iraniani più blasonati, il Persepolis, decise di ingaggiarlo nel 2016: questo fu il preludio all'affermazione internazionale, con la partecipazione da titolare alla Champions League asiatica e l'approdo in nazionale, dove ha rubato il posto a Alireza Haghighi. Il resto è storia recente: anche se eliminati, gli iraniani hanno ben figurato in un girone di ferro che li ha visti contrapporsi a Spagna, Marocco e Portogallo. E Alireza, il cui cartellino prima dei Mondiali 2018 valeva poco più di un milione di euro, ora ha visto aumentare la propria valutazione, attirando su di sé l'attenzione dei club europei: è giunta l'ora del grande salto?


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Giugno 2018, 10:12

© RIPRODUZIONE RISERVATA