Minala e Liverani difendono Tavecchio:
"Distinguiamo le battute dai fatti"
di Marco Zorzo
A cominciare proprio da Minala, giocatore camerunense della Lazio, scaricato dal suo procuratore alla stazione, appena sbarcato in Italia. «Io sono grato a Tavecchio che mi ha aiutato quando mi hanno abbandonato. Non mi sento offeso dalle sua parole, i razzisti sono altri. Anzi, ritengo che sono state usate contro di lui per chissà quali motivi».
Il laziale quindi precisa: «So cosa significa essere abbandonato a una stazione ferroviaria da un procuratore senza scrupoli con tante false promesse. Quando, per mia fortuna, mi trasferirono poi alla Città dei Ragazzi, fu proprio Tavecchio a inserirmi nel circuito calcistico dandomi modo di testare le mie capacità con i dilettanti. In poco tempo, appena otto mesi, sono approdato alla Primavera della Lazio e poi in serie A, realizzando il mio più grande sogno». Minala passa e chiude così sul caso-Tavecchio: «Mi sembrano dunque inopportune e pretestuose le polemiche sollevate in queste ore».
Avanti con Fabio Liverani. Per lui papà italiano, che perde all'età di 15 anni, e mamma somala, arrivata in Italia per sfuggire alla guerra. Adolescenza difficile, complicata. Ma Fabio su Tavecchio non ha dubbi: «Ho iniziato la mia carriera in una squadra dilettantistica e conosco cosa può fare lo sport per favorire l'integrazione. Non mi sono mai arreso, nemmeno quando sono diventato professionista e ora allenatore. Per questo so distinguere una battuta stupida da comportamenti sbagliati, e conosco l'impegno del presidente Tavecchio per il sociale e contro ogni forma di discriminazione».
Sull'attuale presidente della Lega Dilettanti garantisce pure il medico del Togo Kossi Komla-Ebri, che abita a Ponte Lambro, dove è nato e vive Tavecchio: «Lo conosco bene, non è un razzista, ve lo assicuro».
Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Luglio 2014, 10:09
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