Mihajlovic contro l'amico Ivan Zazzaroni: «Ha rovinato un'amicizia di 20 anni». Il giornalista si scusa

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di Alessia Strinati
Ivan Zazzaroni chiede scusa a Sinisa Mihajlovic. Proprio ieri l'allenatore del Bologna ha parlato in una conferenza stampa della sua malattia e proprio nel corso della conferenza ha lanciato una dura frecciata a Ivan Zazzaroni, suo amico, da quale si è sentito però tradito. «Ha rivelato la mia malattia per vendere 200 copie in più», ha affermaro Mihajlovic, annunciando il suo ritiro, si spera solo momentaneo, dal calcio.

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L'allenatore non parla esplicitamente di Zazzaroni, ma parla di un'amicizia ventennale, rovinata per aver anticipato in prima pagina la notizia della sua malattia. Il direttore del Corriere dello Sport risponde dai social con le sue scuse: «Ho fatto il giornalista e non l'amico, oggi non lo rifarei». Sebbene nel giornale non ci fosse esplicito riferimento alla malattia, veniva riportato che l'allenatore si sarebbe fermato per qualche tempo, per vincere una battaglia più importante: «Ho chiesto questa conferenza perché volevo darvi io la notizia e per questo volevo riservatezza. Qualcuno ha rovinato un'amicizia che durava da vent’anni. Lo ha fatto per vendere duecento copie in più».
 
 


Ivan Zazzaroni si è sentito colpito dalle sue parole e ha risposto con un post sulla sua pagina Instagram  un lungo editoriale sul giornale in cui ammette i suoi errori e chiede scusa, poi conclude: «Non pensavo ieri e non penso oggi di aver arrecato un danno a Sinisa: ho solo sfogato il dolore per una notizia che non avrei mai voluto ricevere aggiungendo un affettuoso incoraggiamento. Meglio un rimorso confessato che una macchia nel cuore».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Non mi sono perso una sola parola della conferenza stampa di Sinisa, provando a misurare ogni sua frase, ogni espressione dello sguardo, i gesti, le battute, come ipnotizzato dai suoi occhi. Lucidi. «Ma non è paura», ci ha rassicurati. Mi ha raggelato, il giorno prima avevo urlato in redazione tutta la mia rabbia quando intorno alle 17 mi avevano raccontato che l’amico di vent’anni era malato di leucemia e che molti sapevano. Deve sempre prevalere l’angoscia di chi soffre, e allora mi pento per la prima volta di aver fatto il giornalista e non l’amico di vent’anni, l’amico che per l’intero pomeriggio di venerdì aveva dovuto rispondere a decine di altri amici e tifosi, e che aveva cercato più volte al telefono l’amico di vent’anni, e poi Arianna, la moglie, e Sabatini, e Mancini, e il dottor Nanni, l’unico in grado di fornirmi delle certezze e qualche rassicurazione. «Fattelo dire da lui», il consiglio di Sabatini. Ma lui, Sinisa, non ha risposto. La scelta. Sì, ho fatto il giornalista e non l’amico che avrebbe dovuto attendere un’altra mezza giornata per lasciare che fosse lo stesso Sinisa a raccontare. Dopo aver ascoltato le sue parole e aver visto il suo volto, riconosciuto il coraggio di sempre, ho capito che mi sarei dovuto scusare pubblicamente con lui: avrei dovuto fare l’amico, “Sini”, come nei vent’anni precedenti, non il giornalista che peraltro ha raccomandato a suoi di non scrivere una riga sull’entità della malattia. L’ultima verità. Quella parola che fa paura. Dovevo fare una scelta, di fronte al tuo pianto, al tuo dolore, so di aver fatto quella sbagliata. Si discute di notizie false, fake news, e si arriva a scandalizzarsi per notizie vere. La privacy? Forse solo i social hanno il diritto di ignorarla, visto che gli interessati se ne servono per confessarsi pubblicamente? Se uno non segue Facebook o Instagram o Twitter, legge semplicemente un giornale, deve non sapere? Non pensavo ieri e non penso oggi di aver arrecato un danno a Sinisa: ho solo sfogato il dolore per una notizia che non avrei mai voluto ricevere aggiungendo un affettuoso incoraggiamento. Meglio un rimorso confessato che una macchia nel cuore.

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Luglio 2019, 09:00

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