Mihajlovic, la camera ardente in Campidoglio. Meloni: «Un esempio di coraggio». Lotito commosso: «Un grande uomo e padre».

La moglie Arianna, i 5 figli, la mamma Viktoria e il fratello Drazen. Arrivati il sindaco di Roma Gualtieri e il presidente del Senato La Russa

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di Redazione web

A Roma è stata aperta la camera ardente di Sinisa Mihajlovic. Da stamani fino al tardo pomeriggio un fiume di persone sta raggiungendo il Campidoglio per stringersi attorno alla famiglia del campione serbo e rendergli un ultimo omaggio prima dei funerali che si terranno lunedì. Morto venerdì a 53 anni dopo una grave malattia, Sinisa non ha mai nascosto il suo amore per la Capitale, che gli sta restituendo in queste ore tutto l'affetto. Nella camera ardente allestita in Campidoglio c’è la moglie Arianna, i 5 figli, la mamma Viktoria e il fratello Drazen. E poi ci sono i tifosi. I suoi tifosi. Tantissimi laziali ma anche bolognesi, interisti, fiorentini. Perché Mihajlovic ha lasciato un segno nella sua carriera da calciatore prima e da allenatore dopo. Amore e rispetto. C’è il gonfalone della Lazio, una corona della Fifa e una da inviata dal presidente Infantino.

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Il tributo di autorità e sportivi a Mihajlovic

 

Presente, in piedi vicino alla famiglia, l’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, Alessandro Onorato. È stato lui insieme al sindaco Roberto Gualtieri a volere fortemente la camera ardente in Campidoglio. Tra i primi calciatori ad arrivare l’ex laziale Andrea Agostinelli. Il centrocampista, visibilmente commosso, si è intrattenuto per un po’ con la moglia Arianna. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa si è messo in fila per omaggiare il campione serbo. Il segno della croce davanti alla bara poi il saluto alla moglie Arianna e ai figli. 

Spalletti: «Una persona vera»

 

«Il mio ricordo legato a Sinisa è quando ci siamo visti a Bologna l'ultima volta. Mi disse frasi carine sul Napoli, aveva a cuore la nostra situazione, gli piaceva come squadra e come città. Mi disse cose carine anche sulla stima reciproca che c'era tra di noi». Lo ha detto Luciano Spalletti, tecnico del Napoli, questa mattina presente alla camera ardente di Sinisa Mihajlovic, aperta al pubblico nella sala della Protomoteca del Campidoglio. «Era uno che ti faceva subito capire chi avevi di fronte, non aveva il timore di doversi nascondere per poi fregarti o aggirarti.

Era molto diretto, suscitava subito questo senso di persona vera», ha concluso.

Lotito: «Un grande uomo e padre»

 

«Il ricordo che ho è di un grande amico, di un grande uomo e di un grande padre». Sono le parole del presidente della Lazio Claudio Lotito visibilmente commosso all'uscita dal Campidoglio dove è stata allestita la Camera Ardente di Sinisa Mihajlovic scomparso a 53 anni. «Ho sempre avuto un rapporto di amicizia con la famiglia e con lui in particolare. Deve rappresentare un esempio come professionista e come uomo, ha avuto il coraggio di portare avanti una malattia che è stata devastante. Deve essere un esempio di dignità e forza, non ha mai fatto trapelare nulla, è stato sempre con il sorriso. E questo dimostra che era un grande uomo. Qualcosa faremo in suo nome. Purtroppo era ammalato ma è peggiorato tutto insieme, penseremo a iniziative per celebrare il suo nome proprio come testimonial della Lazio e del nostro mondo», ha aggiunto Lotito.

Meloni: «Mihajlovic, un esempio di coraggio»

«Il significato che lascia nel mondo, non solo quello del calcio, una figura come quella di Sinisa Mihajlovic è il coraggio». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, dopo avergli reso omaggio alla camera ardente al Campidoglio. «Il coraggio porta con sé un insegnamento che Mihajlovic sapeva dare ed è la ragione per la quale era rispettato dalle persone che tifavano per le sue squadre e da quelle che tifavano contro le sue squadre. La vita - ha aggiunto Meloni parlando con i giornalisti - è una battaglia, devi saperla combattere. Lui l'ha fatto con onore, nel rispetto delle regole, nella sua vita calcistica, nella sua vita da uomo e nella sua lotta contro la malattia, fino all'ultimo. E questo vale la pena di sottolinearlo, perché è un grande insegnamento, al di là del ruolo che aveva nella società. Puoi essere un allenatore, un calciatore, qualsiasi cosa. Il punto è che quando hai un'influenza sugli altri il modo in cui conduci la tua vita lo trasferisci agli altri e lui questo lo sapeva fare. È il motivo per cui vale la pena di ringraziarlo».


Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Dicembre 2022, 18:43

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