Vent'anni fa Lazio tricolore: tanti campioni di ieri vincenti anche da allenatori. E ora tocca a Simone Inzaghi

Vent'anni fa Lazio tricolore: tanti campioni di ieri vincenti anche da allenatori. E ora tocca a Simone Inzaghi

di Enrico Sarzanini
Sono le 18.04 del 14 maggio del 2000 quando la Lazio vince il secondo scudetto della sua storia. Domani saranno passati 20 anni da quel tricolore, conquistato ben oltre il 90’, in attesa che la Juventus finisse di giocare la sua gara a Perugia, interrotta dall’arbitro Collina per un incredibile e inaspettato temporale, e decisa da una rete, altrettanto incredibile, di Calori che regalò ai biancocelesti lo scudetto. Fu quello il culmine di un’indimenticabile giornata iniziata con la protesta dei tifosi della Curva Nord sotto la sede della Federcalcio in via Allegri, certi che anche quel campionato come il precedente, vinto dal Milan, sarebbe stato ‘scippato’ alla Lazio. «Siamo entrati nella storia del calcio italiano» ripete ancora oggi orgoglioso Sven Goran Eriksson che era tornato a Roma dopo la cocente delusione sulla panchina giallorossa, quando nel 1986 perse lo scudetto alla penultima giornata in casa con il Lecce. Quel pomeriggio all’Olimpico contro la Reggina cancellò quello scomodo passato e segnò la svolta della sua carriera. Numerosi i protagonisti di quella Lazio che poi ha sfornato tantissimi allenatori di successo: da Mancini, passando per Simeone, Miahjlovic, Nesta, Conceicao, Almeyda e Stankovic fino ad arrivare a Simone Inzaghi uno dei più promettenti tecnici della Serie A, l’unico di quella squadra invincibile che a distanza di 20 anni è rimasto in biancoceleste. Il futuro lo attende e riuscire a vincere lo scudetto anche da allenatore lo farebbe entrare ancora di più nella storia della Lazio. All’appello manca Veron, sulla panchina non ha avuto il successo che ci si aspettava, ma resta uno dei protagonisti principali di quella incredibile galoppata e con lui il compagno di nazionale Simeone che alla Lazio ci ha lasciato il cuore e che continua a promettere «un giorno tornerò da allenatore». La famosa frase “chi non se la sente alzi la mano”, pronunciata dal Cholo nello spogliatoio quando riprendere la Juve sembrava impossibile, è diventato il manifesto di quel tricolore: «Dopo quella vittoria – ha raccontato in una intervista - ci arrivò un’energia inaspettata e la sensazione ed il pensiero positivo di poter essere Campioni d’Italia iniziavano a diventare cose concrete». Capitano di quella squadra era un giovanissimo Alessandro Nesta, quella fascia gli fu consegnata proprio da Eriksson: «Nello spogliatoio c’era gente molto più importante ed esperta di me – ha ricordato - però lui ha creduto nelle mie potenzialità e mi ha fatto prendere le mie responsabilità per farmi crescere in fretta. Lo ringrazierò per sempre di questo, perché mi è servito per il futuro».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Maggio 2020, 10:32

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