Lazio, Radu: «Questa maglia mi mancherà tantissimo ma lascio una squadra che adesso fa paura a tutti»

Domani con la Cremonese l'ultima partita dopo 15 anni in biancoceleste

Lazio, Radu: «Questa maglia mi mancherà tantissimo ma lascio una squadra che adesso fa paura a tutti»

di Enrico Sarzanini

Tutto è pronto per la festa della Lazio che domani, in occasione della sfida contro la Cremonese delle 18, prima renderà il giusto tributo alla squadra che 10 anni fa vinse la Coppa Italia contro la Roma poi, al termine del match, saluterà Stefan Radu che dopo 15 anni in biancoceleste ed il record assoluto di presenze con la maglia della Lazio, appenderà gli scarpini al chiodo. Il romeno ha rilasciato un'intervista nel match program che verrà distribuito domani allo stadio, di seguito le sue parole:

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«Sì, la mia ultima partita davanti ai nostri tifosi – sarà molto triste per me. Scusate, non riesco a dire altro (si commuove, ndr)».


Non preoccuparti, tagliamo la risposta. Come sogni la partita contro la Cremonese?
«È una gara importante per centrare la qualificazione in Champions League anche senza la penalizzazione della Juventus. Vogliamo finire secondi in classifica perché questa squadra se lo merita dopo il grande lavoro fatto in questa stagione. E stata un'annata piena di impegni, tra campionato e coppe. La qualificazione alla prossima Champions League ci darà ancora più consapevolezza in futuro».


La Lazio in questi ultimi 15 anni è cambiata tantissimo: che squadra pensi di lasciare rispetto a quella che hai trovato?
«Questa squadra è cresciuta tantissimo in questi anni. Da quando sono arrivato, ci sono stati dei miglioramenti continui. Adesso la Lazio fa paura, è diventata una big. Nei prossimi anni ci farà divertire tantissimo, ne sono sicuro».


Sei il calciatore più presente nella storia di questo club: te ne sei reso conto oppure ancora no?
«Sono orgoglioso di essere diventato il calciatore più presente nella storia della Lazio ma, come già detto in passato, la mia priorità è sempre stata quella di ottenere risultati importanti per la squadra».


Impossibile chiederti un nome da menzionare in questi 15 anni, vero?
«Esatto, non posso fare un solo nome perché sono legato anche a chi è andato via.

Mi sono trovato bene con tutti, impossibile sceglierne uno solo. Nello spogliatoio ho sempre cercato di tenere alto l'umore del gruppo, a volte anche con alcuni scherzi particolari (ride, ndr)».


Il ritiro ti spaventa oppure lo vedi come un nuovo inizio?
«Un po' si, è inevitabile. Mi mancherò tutto, per 15 anni ho sempre fatto la stessa cosa: casa, Formello, casa. Arrivo però stanco, per questo ho deciso di dire basta. Forse l'unica cosa che non mi mancherà sarà il ritiro estivo (ride, ndr). L'ho giù detto ai ragazzi: quest'estate li andrò a trovare ad Auronzo di Cadore in borghese».


26 maggio a parte, di cui parlerai in un'altra intervista, qual è il ricordo, la cartolina, di questo meraviglioso viaggio che porterai sempre dentro?
«Un ricordo bellissimo fu la vittoria contro la Juventus a Torino nel 2017, con il rigore parato da Strakosha all'ultimo minuto. Vincemmo in casa loro dopo tanti anni. La mia preghiera al momento del rigore divenne virale, invocai tutti i Santi. Fu come un segno divino».


Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Maggio 2023, 15:58

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