Sabatini: «Eriksen? C'è stato il miracolo di Kjaer. E Roma lo bruciò»

«Pagò un mezzo passo falso in un derby»

Sabatini: «Eriksen? C'è stato il miracolo di Kjaer. E Roma lo bruciò»

di Alessandro Catapano

Rino Foschi lo portò a Palermo, nel 2008, quando era praticamente uno sconosciuto. Tre anni dopo, Walter Sabatini mosse mari e monti per portarlo a Roma, dal Wolfsburg, dove si era guadagnato la ribalta internazionale. Simon Kjaer pareva destinato a un futuro luminosissimo. Giovane, emergente, un faro della difesa con i suoi capelli biondo platino. Non andò bene, l’avventura alla Roma durò lo spazio di una stagione, il volo di una falena. A distanza di anni Sabatini, ormai dal 2019 coordinatore dell’area tecnica del Bologna, non se n’è mai fatto una ragione. «Con quei capelli, i suoi errori erano più visibili, Roma gli fece pagare un mezzo passo falso in un derby. Peccato, perché era un leader già allora, a 22 anni».
Ha qualche rimorso, Walter Sabatini?
«Mi dispiacque, perché sulle qualità del ragazzo non ho mai avuto il minimo dubbio, ma Roma non perdona se commetti uno sbaglio nel momento sbagliato».
Dieci anni dopo, possiamo dire che ci aveva visto lungo, anche su Kjaer?
«Ma non perché abbia salvato la vita a Eriksen, o almeno non solo: non si diventa leader della difesa del Milan per caso. Nel 2011, quando lo portai a Roma, non aveva nemmeno 23 anni, doveva crescere, avremmo dovuto essere pazienti, insistere. E’ cresciuto molto, oggi è un signor difensore e un grande leader. La lucidità e il sangue freddo che ha mostrato sabato ci dicono che genere di ragazzo sia. Avete visto che tutti intorno a lui, in preda al panico, scattavano come molle? Lui fermo, deciso, tempestivo».
Stava guardando Danimarca-Finlandia?
«Sì, ma mi ero distratto un istante. Quando ho rimesso gli occhi sulla tv, erano già tutti intorno a Eriksen. Sono stati minuti lunghissimi, interminabili, avevo perso le speranze. Faccio a Eriksen i miei migliori auguri di pronta guarigione, spero di rivederlo presto, in salute e felice». 
E Kjaer?
«Simon è stato straordinario, ha compiuto un autentico prodigio».
Crede che gli abbia salvato la vita?
«Ma certo, in quei casi il primo intervento è fondamentale. Gli ha tirato fuori la lingua e ha avviato il massaggio cardiaco. E lo ha fatto immediatamente, senza perdere tempo. Sono convinto che senza il suo intervento, lo avremmo perso».
E’ rimasto scioccato?
«Certo, come tutti. A me poi, ha ricordato la tragedia del mio amico Renato».
Renato Curi, il centrocampista del Perugia stroncato da un infarto a 24 anni, nel 1977, durante una sfida con la Juventus.
«Il mio amico Renato, eravamo compagni di squadra, per me resta un dolore indicibile.

Lo hanno detto in tanti, tante volte: con i mezzi di soccorso a disposizione oggi, si sarebbe salvato anche Renato».


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 10:17

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