La stangata al City riapre le porte della Juve a Guardiola

La stangata al City riapre le porte della Juve a Guardiola

di Alberto Mauro
Gli effetti del terremoto inglese rischiano di riflettersi anche nel cuore della vecchia Europa, e non si tratta di Brexit. Ma di un’altra assenza che fa discutere, quella del Manchester City dalle competizioni europee per i prossimi due anni, (2020-2021 e 2021-2022). Una stangata senza precedenti per gravi violazioni delle regole del fair-play finanziario nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016 con l’aggravante di una multa da 30 milioni di euro e la mancata collaborazione in sede di indagini, una punizione esemplare per il club del potentissimo Mansour. La città è sconvolta, lo spogliatoio in subbuglio con molti big probabilmente in attesa dell’ultimo grado di giudizio (Tas, al quale la società inglese ha immediatamente fatto ricorso) prima di prendere una decisione definitiva sul loro futuro. Discorso simile per Pep Guardiola, in scadenza 2021 e oggetto dei desideri dei top club d’Europa, con la Juve in testa. Un limite oggettivo è lo stipendio monstre da 23 milioni di euro circa a stagione, ma per un allenatore “totale” come Pep molte società farebbe volentieri un sacrificio. Al momento – febbraio - è prematuro fare discorsi concreti su quello che potrebbe succedere a giugno, ma il cammino di questa Champions con lo scontro titanico City – Real e soprattutto la sentenza definitiva del Tas potrebbero indirizzare le scelte future di Guardiola, che non ha mai nascosto il desiderio di allenare, in Italia. Apprezzatissimo da Agnelli e dalla dirigenza bianconera ma non solo, Pep avrebbe solo l’imbarazzo della scelta, dal Barcellona, al PSG al Bayer sono molti i club che potrebbero farsi avanti per il tecnico del City, ammesso e concesso che decida di lasciare Manchester. La Juve è in attesa di segnali, ma molti dipenderà dal cammino di Sarri nei prossimi mesi, per l’allenatore juventino la squalifica dalle coppe europee non è una discriminante. “L’anno scorso andai al Chelsea e non era in Champions – spiega Sarri -, andando via da una squadra che invece era in Champions. Non ritengo la squalifica una discriminante assoluta, siamo solo al primo grado di giudizio, tra l’altro. Ci sono situazioni in cui un allenatore può andare anche oltre certe cose”.
Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Febbraio 2020, 15:13

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