Italia campione d'Europa dopo 53 anni: lode a te, Roberto Mancini!

Italia campione d'Europa dopo 53 anni: lode a te, Roberto Mancini!

di Enrico Chillè

Euro 2020, l'Italia è campione d'Europa e nessuno lo aveva previsto. Tutti sostenevano che a questa nazionale mancassero dei fuoriclasse e non ci eravamo accorti che, invece, lo avevamo in panchina. Il merito di questo successo è tutto di Roberto Mancini.

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Il 2018 oggi sembra lontanissimo, eppure era solo tre anni fa. Dopo la disastrosa era Tavecchio, con Gian Piero Ventura in panchina, eravamo reduci da un'imbarazzante sconfitta nello spareggio con la Svezia, con l'Italia fuori dai Mondiali per la prima volta dopo 50 anni. Per qualcuno era stato un fulmine a ciel sereno, ma la realtà è che serviva un cambio di passo e le buone prestazioni agli Europei 2012 e 2016 avevano in qualche modo mascherato una crisi del calcio italiano che andava avanti da tempo e che si era drammaticamente manifestata con le deludenti eliminazioni ai gironi dei Mondiali 2010 e 2014.

Per ripartire, dopo l'ennesimo tonfo del calcio italiano, fu necessario commissariare la Figc. E anche se in pochi lo ricordano, l'intuizione di proporre a Roberto Mancini la panchina della nazionale fu di Alessandro Costacurta. Quanti, però, in quel momento, avrebbero scelto di rinunciare ad un (ricco) contratto con lo Zenit San Pietroburgo per prendersi una simile gatta da pelare? Non fatevi ingannare dai fasti recenti, quella di inizio 2018 era una nazionale che aveva già fallito, nel modo più fragoroso possibile, il ricambio generazionale.

Roberto Mancini, una volta seduto sulla panchina della nazionale, ha saputo andare controcorrente rispetto alla storia. Via i giocatori più 'anziani', eccezion fatta per pochi mostri sacri che avevano ancora da dare molto anche in azzurro, e dentro i giovani, quelli che facevano fatica a emergere anche in campionato. «A 19 anni, se un ragazzo è bravo, deve giocare titolare», disse allora il ct azzurro. Ed è così che in azzurro iniziarono a debuttare giocatori sempre più giovani, anche con poca esperienza. L'esempio più clamoroso, in questo senso, è quello di Nicolò Zaniolo, che fu convocato in nazionale ancora prima di esordire in nazionale. E se non fosse stata per quella maledetta sfortuna, accanitasi su di lui con due infortuni gravi in pochi mesi, l'attaccante della Roma sarebbe stato un grande protagonista di questo Europeo. Roberto Mancini non si è pianto addosso, nonostante le immense speranze riposte in Zaniolo, ed è andato avanti con il suo credo: è anche grazie alla sua fiducia se oggi ci sono giocatori ancora giovani, ma di immenso valore.

Si pensi a Barella, Locatelli e Chiesa, già grandi protagonisti, o a Raspadori che ha il tempo dalla sua parte.

Roberto Mancini ha saputo, nel giro di pochi mesi, costruire una nazionale capace di ridare orgoglio e gioia a un intero Paese. Tre anni fa eravamo fuori dai Mondiali, oggi oltre ad essere campioni d'Europa siamo una nazionale temuta e rispettata, capace di invertire una tradizione del nostro calcio: siamo dominanti e propositivi, ci siamo lasciati alle spalle l'etichetta di catenacciari e soprattutto è sparita l'ironia sugli azzurri dopo la debacle delle qualificazioni a Russia 2018.

Quello che è balzato agli occhi di tutti è che Roberto Mancini è riuscito a costruire una nazionale capace di giocare come una squadra di club ben collaudata. Merito del lavoro a Coverciano, ma anche di uno staff di grandissimo livello. Oltre ad aver voluto con sé, come capo delegazione, l'amico fraterno Gianluca Vialli, e Gabriele Oriali come team manager, il ct azzurro si è valso di un gruppo di assistenti allenatori formato da grandi ex calciatori, capaci di dare i giusti suggerimenti ai 26 ragazzi. Alberico Evani, Attilio Lombardo, Fausto Salsano, Giulio Nuciari e Daniele De Rossi sono stati preziosi nell'indirizzare un gruppo composto soprattutto da giocatori che, con poche eccezioni, potevano pagare il divario dell'esperienza internazionale di fronte ad avversari che, sulla carta, erano decisamente più quotati. Senza dimenticare il resto dello staff, con i preparatori Massimo Battara, Andrea Scanavino, Claudio Donatelli, i match analyst Antonio Gagliardi e Simone Contran e gli osservatori Mauro Sandreani (tecnico di grandissima esperienza) e Marco Scarpa. E neanche il nutrizionista Matteo Pincella, i medici Andrea Ferretti, Carmine Costabile e Francesco Cuccaro ed i fisioterapisti Maurizio Fagorzi, Emanuele Randelli, Fabrizio Scalzi, Luca Lascialfari e Walter Marinelli: senza di loro, la tenuta fisica di alcune colonne portanti della nazionale come Bonucci e Chiellini non sarebbe stata impeccabile fino alla fine, nonostante il dolore e gli acciacchi.

Roberto Mancini non ha saputo solo ribaltare tutti i pronostici, ma è stato un vero visionario. Lo aveva spiegato bene Giorgio Chiellini alla vigilia di Italia-Spagna: «All'inizio della sua avventura ci disse che voleva arrivare in finale a Euro 2020, lo avevamo preso per pazzo». Eppure, non solo siamo arrivati in finale, ma siamo sul tetto d'Europa dopo ben 53 anni. Il merito è di tutto un grandissimo gruppo, che va da capitan Chiellini a tutto lo staff che ha accompagnato gli azzurri in questa avventura indimenticabile, culminata da una vittoria a sorpresa. Il vero artefice, però, resta il ct: lode a te, Roberto Mancini!


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Marzo 2023, 16:03

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