Italia 90 compie trent'anni, un Mondiale perso nell'estate più bella
di Francesco Balzani
«Prima del debutto avevo giocato solo una volta in azzurro. Non avrei mai creduto che proprio io, l’ultimo arrivato, potessi diventare il protagonista di quelle notti magiche. Non c’è giorno in cui non ripenso a quel calore, a quell’atmosfera unica. Quando rivedo i gol mi viene da piangere. Dovevamo vincere noi la coppa, la meritavamo. Oggi ci vorrebbero quelle notti per unire di nuovo il Paese, in ginocchio dopo il coronavirus», spiega e si commuove Schillaci. Più razionale Giuseppe Bergomi, per tutti lo zio, che il Mondiale lo aveva già vinto nell’82: «Ho bellissimi ricordi di quell’estate italiana. Eravamo una Nazionale che non aveva nulla da invidiare a quella di Bearzot. Ma ho anche un grande rimpianto. La gara con l’Argentina dovevamo giocarla a Roma dove c’era un’atmosfera speciale. Avremmo vinto all’Olimpico». La pensa così anche Andrea Carnevale, il bomber al quale proprio Schillaci tolse il posto da titolare: «Non dovevamo giocare al San Paolo anche se non è vero che i napoletani tifarono contro per aiutare Maradona. Roma, però, in quel momento era la capitale d’Europa. Noi stavamo in ritiro a Marino e il tragitto che facevamo per andare allo stadio era sempre pieno di gente, una folla che ci amava e ci esaltava. Io quell’atmosfera di quei giorni magici non l’ho più vissuta, nemmeno quando ho vinto lo scudetto a Napoli».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Giugno 2020, 08:25
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