Italia 90 compie trent'anni, un Mondiale perso nell'estate più bella

Italia 90 compie trent'anni, un Mondiale perso nell'estate più bella

di Francesco Balzani
Le bandiere alle finestre; gli appuntamenti con gli amici in terrazzo con cocomero, bandiere e trombetta; le piazze gremite, gli occhi spiritati di Totò Schillaci e quella canzone che tutti conoscono ancora oggi a memoria: “Notti magiche, inseguendo un goool”. E lunedì prossimo le nostre notti magiche compiono 30 anni. Indimenticabile quell’estate italiana, la più bella, le sere di un giugno spensierato e di speranze di 30 anni fa in cui non c’era la paura di abbracciarsi come adesso, con la nostra serie A stellare che faceva invidia al mondo intero. Erano i giorni di Italia 90, l’ultimo Mondiale giocato nel nostro Belpaese, da una Nazionale fortissima, che si fermò a due passi dal traguardo, dopo quello sfortunato 1-1 e quei maledetti rigori, in semifinale con l’Argentina di Maradona, che poi perse tra i fischi il titolo contro la Germania all’Olimpico. Quella partita terribile e indimenticabile, che vide l’eliminazione dell’Italia, si giocò a Napoli e non all’Olimpico dove il gruppo di Vicini aveva fatto sognare una nazione intera, vincendo 5 partite consecutive. Quell’Italia del ct Vicini sembrava perfetta in tutti i reparti: Zenga in porta, Maldini, Bergomi e Baresi in difesa, Giannini e Donadoni a centrocampo e un attacco stellare con Baggio, Mancini, Vialli, Carnevale e Serena. Eppure, eroe di quella cavalcata di 30 anni fa divenne un ragazzo di Palermo convocato quasi per caso, Totò Schillaci, che diventò capocannoniere e miglior giocatore di quel Mondiale.

«Prima del debutto avevo giocato solo una volta in azzurro. Non avrei mai creduto che proprio io, l’ultimo arrivato, potessi diventare il protagonista di quelle notti magiche. Non c’è giorno in cui non ripenso a quel calore, a quell’atmosfera unica. Quando rivedo i gol mi viene da piangere. Dovevamo vincere noi la coppa, la meritavamo. Oggi ci vorrebbero quelle notti per unire di nuovo il Paese, in ginocchio dopo il coronavirus», spiega e si commuove Schillaci. Più razionale Giuseppe Bergomi, per tutti lo zio, che il Mondiale lo aveva già vinto nell’82: «Ho bellissimi ricordi di quell’estate italiana. Eravamo una Nazionale che non aveva nulla da invidiare a quella di Bearzot. Ma ho anche un grande rimpianto. La gara con l’Argentina dovevamo giocarla a Roma dove c’era un’atmosfera speciale. Avremmo vinto all’Olimpico». La pensa così anche Andrea Carnevale, il bomber al quale proprio Schillaci tolse il posto da titolare: «Non dovevamo giocare al San Paolo anche se non è vero che i napoletani tifarono contro per aiutare Maradona. Roma, però, in quel momento era la capitale d’Europa. Noi stavamo in ritiro a Marino e il tragitto che facevamo per andare allo stadio era sempre pieno di gente, una folla che ci amava e ci esaltava. Io quell’atmosfera di quei giorni magici non l’ho più vissuta, nemmeno quando ho vinto lo scudetto a Napoli».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Giugno 2020, 08:25

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