Mondiali Qatar, l'Iran sussurra l'inno prima della partita contro gli Stati Uniti dopo le minacce del governo di Teheran

Secondo una fonte della Cnn il governo di Teheran avrebbe arruolato decine di agenti per monitorare i calciatori impegnati in Qatar

Mondiali Qatar, l'Iran sussurra l'inno prima della partita contro gli Stati Uniti dopo le minacce del governo di Teheran

I giocatori dell'Iran hanno cantato (o meglio, sussurrato) l'inno prima della gara contro gli Stati Uniti ai Mondiali di Qatar 2022. Secondo una fonte della Cnn il governo di Teheran avrebbe, infatti, arruolato decine di agenti per monitorare i calciatori impegnati in Qatar. «Nessuno potrà aderire a qualsiasi forma di protesta, altrimenti i familiari potrebbero finire in carcere ed essere torturati». Quella contro gli Usa è più di una partita di calcio. Per la Cnn le famiglie dei giocatori della squadra di calcio iraniana «sono state minacciate di arresto e tortura se i giocatori non si comporteranno bene prima della partita contro gli Stati Uniti». In seguito al rifiuto dei calciatori iraniani di cantare l’inno nazionale della nazione nella loro partita di apertura contro l’Inghilterra il 21 novembre, la fonte interpellata dalla Cnn ha detto che i giocatori sono stati convocati a un incontro con membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane. In quell’occasione sarebbe stato detto loro che le loro famiglie avrebbero affrontato «violenze e torture» se non avessero cantato l’inno nazionale o se avessero aderito a qualsiasi protesta politica contro il regime di Teheran. Per questo i giocatori hanno cantato l’inno prima della seconda partita contro il Galles venerdì scorso, che ha visto la vittoria per 2-0 dell’Iran. E lo hanno fatto anche oggi. 

La polemica

Ad accendere ulteriormente il clima il clima, il ct dell’Iran, l’allenatore portoghese Carlos Queiroz.

Dopo il putiferio provocato dagli account social degli Stati Uniti che hanno mostrato la bandiera dello stato asiatico senza l’emblema della repubblica islamica, ha messo in riga gli americani, puntando l’indice sui loro problemi. «Siamo solidali con tutte le cause del mondo. Parliamo allora anche di diritti umani, di bambini che muoiono nelle scuole a causa delle sparatorie e di razzismo. Noi siamo solidali con tutti, ma vogliamo portare un sorriso per novanta minuti. Questa è la nostra missione». L’allenatore degli Stati Uniti, Gregg Berhalter, si è scusato per il tweet della bandiera: «Ribadisco che giocatori e staff non sapevano nulla. A volte accadono cose fuori dal nostro controllo. Noi possiamo solo scusarci». 

 

Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Novembre 2022, 20:57

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