Mondiali, un mese di imprese: da Messi al Marocco, dalla protesta dei tedeschi al primo arbitro donna

Il Mondiale invernale in Qatar si è rivelato uno dei più avvincenti di sempre (ma non il più bello) con un finale da sogno e tanti protagonisti che hanno rispettato le promesse

Mondiali, un mese di imprese: da Messi al Marocco, dalla protesta dei tedeschi al primo arbitro donna

di Francesco Balzani

Un film lungo (quasi) un mese tra lotta per i diritti civili, polemiche e tanti gesti spettacolari in campo e fuori. Il Mondiale invernale in Qatar si è rivelato uno dei più avvincenti di sempre (ma non il più bello) con un finale da sogno e tanti protagonisti che hanno rispettato le promesse. Un’organizzazione mastodontica che non ha guardato in faccia nessuno come ammesso dal presidente Fifa Infantino: «Prima vengono i tifosi. Morti sul lavoro? Numeri non reali». Per Amnesty International lo sono.

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MESSI NELLA STORIA, COL MANTELLO L’Oscar per l’attore protagonista va in extremis a sua Maestà Messi che ha bruciato sul finale un mostruoso Mbappè. L’immagine iconica della Pulce che alza la coppa è stata parzialmente rovinata. Da cosa? Dal bisht, un mantello nero con decorazioni oro che nella cultura araba si usa durante le cerimonie e che Leo ha accettato di indossare nel momento più bello della sua carriera. C’è chi ha festeggiato decisamente peggio di Messi. Si tratta di Martinez, il portiere dei miracoli dell’Argentina che ha preso il premio individuale e se l’è portato all’altezza del pube. «L’ho fatto perché i francesi mi hanno fischiato», ha detto. Come se fosse la prima volta per un calciatore.

DIRITTI CIVILI È stata la prima volta, invece, che una Nazionale manifestasse in modo esplicito di essere stata censurata.

Si tratta della Germania che ha messo la mano davanti alla bocca prima della sfida con il Giappone. Il motivo? La Fifa aveva “minacciato” il capitano Neuer di ammonizione nel caso in cui avesse indossato la fascia per i diritti LGTB. I colori arcobaleno li ha portati un italiano. Mario “il falco” Ferri, ha invaso il campo lanciando altri due messaggi per l’Ucraina e per le donne. Una foto simbolo, come le tante della procace Ivana Knoll, la tifosa croata che ha sfidato gli integralisti islamici e le leggi sull’abbigliamento imposto alle donne. E proprio in Qatar è andato in scena un evento inedito: la francese Stephanie Frappart ha diretto una gara del Mondiale. Non era mai accaduto prima. Sullo sfondo casi ben più drammatici che hanno permeato le tre partite dell’Iran. Gli occhi lucidi di giocatori e tifosi, le lacrime di una Nazione violentata.

SORPRESE È stato anche il Mondiale dello stupore. Quello provato dai tifosi nel vedere i primi recuperi extra-large che aprono la porta al tempo effettivo. Quello deflagrato dopo il successo dell’Arabia Saudita sull’Argentina con tanto di discorso alla Al Pacino del tecnico Renard, quello continuato del Marocco di Hakimi e dei baci alle mamme, quello interrotto sul più bello del Giappone che puliva gli spogliatoi dopo le partite, quello di Cr7 accantonato e in lacrime. E’ stato un Mondiale totale, anzi no. È mancata l’Italia, e questo non ce lo perdoneremo mai.


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Dicembre 2022, 11:38

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