Immobile, in Nazionale delusioni e critiche: «Volevo mollare, ora mi sento un leader. Pochi gol? Non so spiegarlo​»

L'attaccante in conferenza stampa: "Questa squadra deve ritrovare l'entusiasmo. Su di me il ct non ha mai avuto dubbi e ho deciso di continuare"

Immobile, in Nazionale delusioni e critiche: «Volevo mollare, ora mi sento un leader. Pochi gol? Non so spiegarlo »

di Mario Tenerani

Mattinata di visite per gli azzurri. Prima una delegazione guidata dal ct è andata al Palasport a visitare la cella di Mandela e dopo a Coverciano è venuto Gabriel Batistuta a trovare Mancini e De Rossi. Il Re Leone si è intrattenuto con loro a pranzo. In aula magna è stato il turno di un altro grande bomber, Ciro Immobile: “Volevo smettere con la Nazionale per la grande delusione del Mondiale mancato e poi per le orribili critiche social giunte a me e alla mia famiglia. Non si può andare avanti, serve un freno. Ho deciso di continuare perché posso ancora dare tanto alla maglia azzurra”.  E sulla Lazio è stato molto positivo: “Ogni anno in ritiro, poiché non mi pongo limiti, sogno lo scudetto. Non sono qui a dire che lo vinceremo, ma poiché è una stagione particolare posso almeno pensarlo…”. 

Voleva lasciare, quanto significa per lei questa maglia?
“Rappresenta tutto e dovrebbe essere così per ogni calciatore. Ci sono stati momenti di forte delusione, così come quelli di grande emozione tipo l’Europeo vinto. Fino a quando l’Italia e il ct avranno bisogno di me, io ci sarò. Tanti giovani hanno bisogno di noi veterani”. 

Tanti motivi l’hanno ferita…
“La delusione della mancata qualificazione è stata grandissima. Poi sono sorti molti dubbi, ma giocando con la Lazio mi sono accorto che avevo ancora da dare qualcosa alla Nazionale. So che il prossimo Mondiale è lontano, ma se starò come adesso potrò dare tanto. Entrambe le cose mi avevano segnato: le critiche e la delusione. Se ti succedono queste cose ti toccano, siamo essere umani”. 

Si è convinto da solo?
“Su di me il ct non ha mai avuto dubbi. Poi io e la mia famiglia abbiamo parlato tanto e alla fine ho deciso di continuare”. 

Ha eliminato i social per le critiche?
“So che fanno parte del nostro mondo che è social. Ma bisogna essere equilibrati nei giudizi. Per questo volevo smettere anche in azzurro. Ma non era giusto che fossero gli altri a decidere per me. Hanno attaccato tutti, del resto eravamo fuori dal Mondiale…”. 

Ci deve essere un limite?
“I social sono meravigliosi, ma a volte ti distruggono e non solo nel calcio. Serve più equilibrio. Anche quello che è successo ad Acerbi non va bene. Occorre mettere un freno, per la famiglia perdo la pazienza e denuncio. E credo si debba fare come fa la Uefa che denuncia gli odiatori. A me, a mia moglie e ai nostri figli sono state augurate le cose più brutte. Forse è difficile risalire a chi scrive, ci sono profili falsi, ma se la Uefa ha aperto questo iter portiamolo anche in Italia”. 

Si sente un leader?
“Sì e sento di dover dare tanto al gruppo, dentro e fuori dal campo”.

I giovani italiani sono pochi. Come si risolve il problema?
“La mia carriera è nata su una grande gavetta. I giovani devono tornare a fare gavetta. Io sono partito in C a Sorrento. Però attenzione, qualcuno interessante c’è in giro, diamogli tempo e modo. Penso a Scamacca, Pellegri, Pinamonti poi Raspadori, ma lui è un mezzo veterano perché ha fatto Europeo con noi. Scamacca ora è in Inghilterra, all’inizio sarà dura, ma bisogna dargli tempo”. 

Ciro, vecchia questione: perché in Nazionale segna meno?
“Il modulo 3-5-2 o 4-3-3 per me è uguale.

Me lo chiedo quasi tutti i giorni perché in azzurro segno meno… Forse alla Lazio ho più margine di errore e ciò mi mette meno pressione. Fa rosicare che ho vinto 4 classifiche marcatori e qui i gol scarseggiano… Magari certe volte voglio strafare”. 

Ma non le pare che a dispetto dei suoi numeri straordinari, lei è uno dei bomber della storia della serie A, non le venga mai riconosciuto un merito per acclamazione? 
“Certo, in Nazionale tutti mi hanno dato fiducia, però ad esempio una cosa che mi ha dato tanto fastidio è la seguente: mi hanno accusato di essere il centravanti della mancata qualificazione al Mondiale, ma non mi hanno riconosciuto il merito di essere stato quello del trionfo all’Europeo… Questo proprio non mi torna anche se per carità, lo accetto…”. 

C’è una Lazio che ha registrato molto bene la difesa e che promette una grande stagione. È così?
“Siamo partiti benissimo nonostante qualche errore in Europa e i due punti persi a Genova. Abbiamo equilibrio in difesa, quello che voleva Sarri per la nostra crescita. Stiamo segnando meno, ma abbiamo più punti dell’anno scorso. Dobbiamo mettere a posto l’Europa League dopo la brutta figura fatta, ma c’è tempo”. 

Ciro, restiamo sul tema: lo scudetto è un obiettivo per la Lazio?
“Ogni anno che parto da zero, in ritiro il mio pensiero fisso è allo scudetto. Certo, non posso urlarlo, gridare che lo vinciamo. Siamo, come ho detto, in grande crescita e il campionato è particolare… Poi se arriviamo in Champions sono felicissimo”. 

Cosa avete sbagliato nell’Italia?
“Quando una squadra vince deve essere brava a ritrovare subito entusiasmo. La delusione mondiale ti porta a comportarti così, è comprensibile. Ma la conferma del ct e del suo staff, è un motivo di fiducia. Così come l’arrivo di nuovi giocatori”. 

Immobile ai mondiali in America si può dire?
“È uno degli obiettivi che mi sono posto. Sono senza limiti, vado avanti e guardo le cose con fiducia. Nel calcio ho fatto cose eccezionali, oltre le mie qualità tecniche perché sono equilibrato e deciso. La mia difficoltà è proprio che in Nazionale non sono riuscito a fare ciò che volevo. Eppure mi sono spremuto sempre”. 

Che altro consiglia ai giovani?
“Un attaccante deve avere più continuità, come il portiere. Una punta deve sempre fare gol. Io guardo ai migliori, Lewandoski, Haaland, fanno sempre centro. Ecco l’obiettivo che si devono porre i nostri giovani attaccanti, regolarità sotto porta  e continuità di rendimento”. 

L’Inghilterra che avversaria sarà?
“È una squadra forte che si deve preparare bene al Mondiale. Noi dobbiamo dare qualcosa alla nostra gente, bisogna tornare a divertirci”. 

Tornare alla coesione?
“La Nazionale nei momenti difficili è stato un elemento di coesione per tutti, penso anche al periodo del Covid. Da lì dobbiamo ripartire, gli italiani abbiano fiducia in noi e li faremo rivivere certe emozioni”. 

Ci sono assenze pesanti, le convocazioni hanno fatto discutere. Che ne pensa?
“Il ct ha fatto scelte precise, non so sia per quello che è accaduto a giugno, ma non lo credo. Zaccagni mi aveva parlato di un problema fisico. Follia pensare che qualcuno fosse scappato da qui. Ho visto Provedel, la sua felicità quando ha scoperto che il ct lo aveva chiamato. Mi sono rivisto in lui alla prima convocazione”. Ciro, azzurro sempre.  


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Settembre 2022, 16:23

© RIPRODUZIONE RISERVATA