Var, una rivoluzione simile alla penicillina

Var, una rivoluzione simile alla penicillina

di Romolo Buffoni
La scoperta della penicillina debellò decine di malattie che, prima, si curavano con stratagemmi vicini alla stregoneria. Le polmoniti, per dire, erano combattute col salasso, applicando sul torace del malato le sanguisughe. I più fortunati ce la facevano; in molti morivano; il mignattaro (venditore delle mignatte, ovvero le sanguisughe) s’arricchiva. Forse la penicillina all’inizio veniva prescritta inadeguatamente, usata male o troppo tardi ed è probabile che ci fu chi rimpianse il salasso.

Il Var è la penicillina arrivata a curare il calcio. La “malattia” dell’errore arbitrale non è più tollerabile, visti gli interessi in gioco. La tecnologia arriva in soccorso soprattutto dei più deboli, quelli che al primo “malanno” rischiano di restarci secchi.

Logico che le “prescrizioni” sballate di Giacomelli e Di Bello in Lazio-Torino, come quella di Gavillucci e Tagliavento in Samp-Sassuolo (parata di Torreira incredibilmente sfuggita), mettano in discussione l’efficacia della nuova cura. Ma sono incidenti di percorso. L’approdo del Var in Francia, Spagna, Inghilterra e forse ai Mondiali insegnerà agli arbitri a maneggiarlo meglio. Il pallone non diventerà invulnerabile, ma rimbalzerà molto meglio.

Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Dicembre 2017, 23:55

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