Damiano Tommasi, presidente Aic: «Formazione e università. Così aiutiamo gli ex calciatori»

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di Marco Lobasso
Damiano Tommasi, ieri brillante centrocampista della Roma e della Nazionale, oggi presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, illustra la sua ricetta per combattere l’allarme sulle difficoltà economiche che spesso affrontano i calciatori professionisti italiani nel dopo carriera. Numeri impietosi, pubblicati in estate dai grandi media economici internazionali e rilanciati a Leggo dall’ex calciatore e oggi avvocato, Guglielmo Stendardo.



Si è arrivati al 60% per cento di ex calciatori a rischio indigenza dopo 5 anni dal ritiro. Possibile Tommasi?

«Non conosco nel dettaglio questi numeri, ma certo conosco il problema. Giusto allarmarsi, ma noi dell’Aic stiamo facendo tantissimo per gli ex calciatori».

Non basterà certo il pur ottimo corso per giocatori disoccupati di Coverciano. I problemi evidenziati sono oggi l’incapacità di inserirsi nel mondo del lavoro, la gestione del patrimonio, il rapporto col Fisco e la poca cultura di base.
«Ma l’Aic non si limita solo al corso dei disoccupati. Stiamo lavorando tanto sulla formazione dei nostri associati per prepararli al dopo-carriera. Formazione specifica per valorizzare poi le competenze di ognuno».

Ci faccia degli esempi.
«In primis i corsi per le figure di segretari amministrativi, a cui i club di calcio sono molto interessati; un ex giocatore può essere perfetto in questo ruolo. Abbiamo dati interessanti: il 70 per cento dei partecipanti trova sistemazione. Non solo, abbiamo attivato convenzioni con il Credito Sportivo per corsi per ex calciatori interessati alla gestione di impianti sportivi. Lavoriamo per trasformare calciatori in imprenditori e manager».

Tra i calciatori la percentuale di laureati è davvero minima.
«Ma è un dato che migliorerà presto. Stiamo sfornando i primi laureati dopo il triennio del corso telematico di laurea in scienze motorie con indirizzo dedicato al mondo del calcio, all’Università San Raffaele di Roma. Tutto questo vi sembra poco? A noi no». 

Il gap tra il mondo del lavoro e gli ex calciatori che a 40 anni ne entrano a far parte sembra però ancora alto. 
«Nuovi spazi per gli ex calciatori si stanno aprendo nel mondo che sta cambiando e noi saremo pronti a sfruttarli. Sappiamo bene che non è facile inserirsi nel mondo del lavoro a 35-40 anni, quando si è stati professionisti per oltre 15 anni. Noi stiamo riducendo questo gap, ma ci vuole tempo e pazienza».

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Dicembre 2019, 12:26

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