Gravina, scalata mondiale: «Dopo gli Europei, obiettivo Qatar. L'Italia di Mancini può vincere ancora tanto»

Gravina, scalata mondiale: «Dopo gli Europei, obiettivo Qatar. L'Italia di Mancini può vincere ancora tanto»

di Marco Lobasso

Italia-Bulgaria, il ritorno in campo degli azzurri di Mancini campioni d'Europa, a Firenze, dopo 53 giorni da quell'immensa gioia. Un evento storico.


Wembley è il bellissimo passato. Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio e numero 1 del calcio italiano, è più emozionato per quel ricordo o più voglioso di riprendere a vincere?


«L'aver contribuito a rendere felici milioni di italiani vale la soddisfazione più bella nella mia vita da dirigente sportivo, ma l'impresa compiuta a Wembley lo scorso 11 luglio rappresenta l'apice di un percorso esaltante che non si è interrotto. Con Mancini stiamo gettando le basi per la Nazionale dei prossimi 6-8 anni, adesso il nostro obiettivo è la qualificazione al Mondiale in Qatar».

Del trionfo dei campioni europei cosa le è rimasto più dentro, come insegnamento per il futuro?

«La coesione e la forza del gruppo azzurro. La capacità che ha avuto la squadra di raggiungere gli obiettivi prefissati senza personalismi e pensando solo a quello che rappresentava il bene comune».


La stagione appena iniziata si preannuncia complicata. Sarà più difficile ottenere unità e coesione dal calcio italiano (come l'Italia di Mancini insegna) o ottenere aiuti concreti (e decisivi) dal Governo?


«Finalmente stanno arrivando i contributi per le spese sostenute nell'attuazione dei protocolli sanitari, sono diversi milioni che saranno messi a disposizione dalla Serie A ai Dilettanti, ma l'interlocuzione col Governo adesso è incentrata sulle richieste avanzate a fine luglio. Visto il ruolo fondamentale economico e sociale che riveste, se il calcio soffre il Paese non sta bene. Anche per questo abbiamo chiesto un aiuto concreto con provvedimenti che sostengano una ripresa concreta che aiuti l'economia italiana a riprendere slancio. Il calcio però deve fare la sua parte autoriformandosi».


Stadi riaperti. Con i numeri della pandemia attuali e con il rischio della nuova ondata di autunno, crede sia un obiettivo possibile avere gli stadi completamente aperti entro la fine del 2021?


«Dipende dall'andamento dei contagi.

Con il completamento del processo di vaccinazione sono fiducioso che l'Italia non ricada nell'immobilismo degli scorsi mesi. Riabbracciare i tifosi in campionato è stato bellissimo, rappresentano l'anima del nostro sport. Il loro entusiasmo mancava moltissimo al calcio, bisogna gestire al meglio questa fase per non fare passi indietro: i controlli all'ingresso devono essere molto rigidi, dobbiamo gestire al meglio anche il comportamento all'interno dei singoli settori».


In una situazione economica così complicata, i grandi club di A hanno puntato più sugli allenatori di nome che sul mercato. Condivide questa scelta?
«Nel calcio si vince come squadra e gli allenatori sono determinanti nel processo di formazione di un gruppo. L'esempio di Mancini e degli Azzurri è sotto gli occhi di tutti: il successo all'Europeo ha dimostrato quanto sia bello ed efficace giocare e vincere da squadra. Il collettivo sopra ogni cosa, il sacrificio per il compagno e la confidenza nel provare sempre la giocata perché si è certi della copertura del compagno sono caratteristiche che sopperiscono all'assenza di alcune stelle».


La vittoria dell'Italia di Mancini agli Europei, da sola, può contribuire a far diminuire il gap di risultati in Champions tra i club italiani e i grandi club europei? O è solo un'illusione estiva legata alla sbornia di vittorie azzurre?
«Sono convinto che i nostri club faranno bene in Europa. La partenza di alcuni grandi campioni lascerà spazio agli italiani di mettersi in mostra. Questo è il momento di puntare sui giovani».


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Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Settembre 2021, 09:25

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