L’illusione, poi l’incubo 7-1 all’Old Trafford: Dzeko suona la carica, è l’ora della rivincita. «Senza paura»

L’illusione, poi l’incubo 7-1 all’Old Trafford: Dzeko suona la carica, è l’ora della rivincita. «Senza paura»

di Stefano Carina

«Fate in modo che si ricordino di noi», l’appello - volto all’impresa - apparso ieri su alcuni manifesti affissi fuori Trigoria. Di certo i tifosi giallorossi, più che l’attuale Roma, ricordano bene l’1-7 dell’Old Trafford del 2007. Una notte tremenda, brutale, soprattutto inattesa dopo il 2-1 dell’Olimpico (firmato da Taddei e Vucinic) che lasciò il segno. Al ritorno a Roma, tre giorni dopo, Spalletti decise di presentare in conferenza stampa tutta la squadra al completo. Un modo per prendersi le proprie responsabilità di fronte alla piazza. Era aprile, anche 14 anni fa. La speranza di accedere alle semifinali di Champions, viene cancellata dopo appena 20 minuti. Tre tiri, altrettanti gol di Rooney, Alan Smith e Carrick con il volto di Doni più stralunato di quanto non lo fosse già di suo. Squadra inevitabilmente frastornata che subisce l’ulteriore uno-due a cavallo tra i due tempi: a firmarlo è Cristiano Ronaldo. Altri dieci minuti e arriva il 6-0 di Carrick, al quale replica con un sussulto d’orgoglio De Rossi, commovente quando riprende velocemente il pallone dalla rete, come se la Roma avesse ancora qualche chance di recupero. A chiudere il match ci pensa Evra, subentrato al posto di O’Shea. Il tabellone recita 7-1 ma quello che infastidisce è l’atteggiamento degli inglesi. A partita ancora in corso, Ferguson gira le spalle al campo e inizia a firmare autografi al pubblico. Rio Ferdinand invece si risparmia i minuti di recupero andandosene dal campo a sostituzioni esaurite, come un tifoso qualunque che vuole evitare il traffico all’uscita dello stadio.

Rimane l’orgoglio degli oltre 5mila tifosi romanisti, che tra gli olè irridenti dell’Old Trafford, cantano l’inno. 


«NIENTE PAURA»


Domani ci saranno ancora una volta loro, i Red Devils. Diversi, inevitabilmente. Negli uomini e nella proprietà con il solo Solskjaer, all’epoca in campo nell’ultima mezz’ora al posto di Giggs, come spauracchio di quella notte. Contro i diavoli rossi, serve l’esorcista. E nessuno, meglio di Dzeko, può adempiere al compito. Sette gol in 9 confronti ma soprattutto quello scudetto storico, pazzo del 2012 con le due reti in pieno recupero (di Edin e Aguero) contro il Qpr, a rompere l’egemonia dello United. Quando il bosniaco vede ‘rosso’, si accende. In Champions ha lasciato il segno con il Wolfsburg (2) per poi iniziare a segnare a ripetizione con la maglia dei Citizens. A secco nel suo primo derby di Manchester, fa centro al secondo, nella Community Shield del 2011-12. Ne fa altri due nella goleada storica all’Old Trafford, quando il City vinse 6-1: apre Balotelli (che mostra la scritta sulla maglia «Why always me?»), chiude Edin. Ancora una doppietta l’anno successivo, sempre nel tempio dello United per un netto 3-0. Il totale fa 7 di cui 5 all’Old Trafford. Difficile trovare un biglietto da visita migliore. «Non dobbiamo avere paura, tutto è possibile», le parole di Edin. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Aprile 2021, 09:42

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