Lazio-Roma, Fonseca: «Un derby da Champions, ma i giallorossi hanno Mourinho in più» Intervista nell'inserto derby di Leggo

L'intervista all'attaccante arrivato in giallorosso nell'estate del 1994

Lazio-Roma, Fonseca: «Un derby da Champions, ma i giallorossi hanno Mourinho in più» Intervista nell'inserto derby di Leggo

di Francesco Balzani

Prima ancora di Dybala-Abraham, ma anche di Totti-Batistuta c’era una coppia che aveva fatto sognare la Roma. Era quella composta da Abel Balbo e Daniel Fonseca. Quest’ultimo fu il colpo di mercato nella calda estate del 1994. El Tigre arrivò dal Napoli per 25 miliardi di lire, in parte (7,5) coperte dal cartellino di Benny Carbone. Tre anni in giallorosso per l’uruguayano cresciuto nel Nacional Montevideo e approdato in Italia (al Cagliari) dopo Italia ’90 con Pepe Herrera ed Enzo Francescoli.  A Roma Fonseca segna 29 gol, quello che tutti ricordano è stato quello del 3-0 alla Lazio in un derby storico. Quello della corsa di Mazzone sotto la Sud, dei ritagli di giornale negli spogliatoi, di un Giannini sontuoso. Dopo la Roma Fonseca ha giocato nella Juve e oggi è procuratore di successo di giocatori come Suarez, Muslera o Caceres. 

Questa intervista fa parte dell'inserto di Leggo su Lazio-Roma che verrà distribuito domenica allo Stadio Olimpico prima della partita delle ore 18


Fonseca, il derby di Roma. Se lo ricorda? 
«E come fai a dimenticarlo? Quella giornata è stato storica, di davano tutti per spacciati. La Lazio sembrava essere diventata il Real Madrid. E invece in campo abbiamo dominato. Una partita che porto nel cuore, sempre emozionante anche quando va male. A Napoli e Cagliari non c’era il derby e si stava più sereni. A Roma dovevi sopportare i laziali se perdevi, anche se non erano tantissimi». 


Oggi che partita è?

«Sempre dura, sempre emozionante. All’epoca c’erano tanti pareggi quindi quando vincevi era come un trofeo. Oggi non è così, ma questo derby vale un posto in Champions. Entrambe le squadre alternano momenti positivi a cadute, ma la Roma ha Mourinho in più.
Anche se mancherà in panchina. 
«E mi dispiace molto. Mou resta il numero uno. È impressionante, ha vinto tutto e poi i giocatori gli vanno dietro perché ha un carisma unico. Poi parliamo anche di uno showman. E alla gente piace.
Le sarebbe piaciuto averlo come allenatore?
«A chi non piacerebbe essere allenato da Mou? Chiunque lo ha avuto come allenatore è cresciuto. Anche se con stili diversi un altro così è Spalletti, il suo Napoli è meraviglioso. 
Che ricordi ha del suo arrivo a Roma? 
«Un gran casino! La mia esperienza a Napoli era finita e il club aveva bisogno di soldi. Mi volevano Juve e Milan, poi entrambe si tirarono indietro all’ultimo secondo. Poi arrivò la Roma di Sensi e non ho avuto dubbi. Ho passato tre anni bellissimi. E a Roma ha vissuto la nascita calcistica di Totti Era una bella squadra, su tutti Aldair, Giannini e Balbo. Ma Francesco aveva qualcosa più di tutti. Dicevo a Mazzone: “Guarda, mister, che il ragazzino è roba seria”. Ma lui lo sapeva meglio di me. E poi gli ho fatto l’assist di testa per il primo gol in Serie A contro il Foggia, nella sua storia ci sono un po’ anche io Totti ha deciso tanti derby. 
Chi può decidere questo? 
«La stella in campo si chiama Dybala, può risolvere qualsiasi partita.

Poi nei derby può succedere di tutto, l’importante è che vinca la Roma».


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 06:00

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