De Sisti e quel magico '69: «Il trionfo della mia Fiorentina in un calcio unico e irripetibile»

De Sisti e quel magico '69: «Il trionfo della mia Fiorentina in un calcio unico e irripetibile»

di Romolo Buffoni
Giancarlo De Sisti, oggi un nonno di 75 anni impegnato a tempo pieno con i suoi 6 nipoti. Cinquant’anni fa, però, era l’architetto della Fiorentina campione d’Italia. Anno speciale il 1969: Coppa Campioni al Milan (e Pallone d’oro a Rivera, primo italiano a vincerlo); Coppa Italia alla Roma, l’altra metà (e qualcosa di più...) del cuore di Picchio.

De Sisti, oggi è possibile rivedere una Fiorentina vincere il campionato?
«Quella squadra nacque dalla cosiddetta “Fiorentina ye ye”, fatta di giovani talentuosi ai quali vennero aggiunti Maraschi, Amarildo e il sottoscritto. I viola vennero a prendermi dalla Roma perché Pesaola mi volle per completare il progetto. Io non volevo lasciare i giallorossi, ma il club aveva bisogno di vendere. Difficile fare paragoni fra epoche diverse, ma mi sembra un’annata irripetibile».

Ormai sembra vincere solo chi ha più soldi, come la Juventus che si è potuta permettere Cristiano Ronaldo.
«Ronaldo è arrivato quest’anno, la Juventus vince da sette anni e ha pure sfiorato la Champions. No, non è solo la maggiore disponibilità economica a fare la differenza».

Come giudica le diavolerie moderne come il Var?
«Un male necessario. Ma va ottimizzato perché non si capisce come mai a volte gli arbitri lo vannoa vedere e a volte no. Però ci sono benefici innegabili».

Quali?
«Beh, non si tratta di Var, ma la Goal Line Technology è preziosissima. Basta ricordare i recenti non-gol di Roma-Sassuolo e di Manchester City-Liverpool: a occhio nudo sembravano gol».

Col Var la Fiorentina nell’82 con lei in panchina avrebbe vinto lo scudetto nello sprint con la Juventus?
«Certo. Con “la pipa in bocca” come si dice a Roma. Il gol di Graziani a Cagliari all’ultima giornata non sarebbe stato annullato».

Cosa accadde?
«Noi a Cagliari e Juve a Catanzaro, appaiati a 44 punti. Loro vinsero con un rigore di Brady, noi facemmo 0-0 per quel gol annullato. Ma il portiere Corti subì una carica provocata dal suo difensore Lamagni. Me lo confessò lo stesso Lamagni anni dopo: “mister spinsi io Bertoni su Corti”».

Era l’anno, il 1982, del trionfo azzurro in Spagna. Mancini riuscirà a risollevare la nazionale come riuscì a voi dopo la Corea del ‘66?
«Ai miei tempi c’era pronta una generazione di grandi talenti: Rivera, Riva, Mazzola eccetera. Oggi Mancini ha qualche veterano come Chiellini, un po’ di ragazzi a metà strada come Immobile e Insigne e qualche giovane di belle speranze».

Come Zaniolo che qualcuno paragona a Totti?
«Mi sembra un accostamento da maleducati (ride, ndr). Zaniolo va lasciato crescere, anche se quello che sta facendo è molto interessante. Bravo Di Francesco ad avere avuto il coraggio di lanciarlo».

Chissà se la Roma ci costruirà intorno una squadra da scudetto, come la sua Fiorentina del ‘69, o se cederà a una super offerta...
«Chi lo sa. I soldi oggi sono importanti. Non è forse per il denaro che la Supercoppa Juve-Milan si gioca in Arabia Saudita?».
Già, sono proprio altri tempi.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Gennaio 2019, 09:18

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