De Rossi: «Un giorno allenerò la Roma. Spalletti e Luis Enrique i migliori tecnici che ho avuto»

De Rossi: «Un giorno allenerò la Roma. Spalletti e Luis Enrique i migliori tecnici che ho avuto»

di Gianluca Lengua
Dopo l’addio al calcio Daniele De Rossi non si ferma. Il centrocampista ex Roma ha scelto di diventare un allenatore, un percorso lungo e complicato che un giorno, forse, lo porterà a sedersi sulla panchina della squadra in cui ha giocato per 20 anni: «A Roma ho fatto un percorso da calciatore non unico ma raro. Ma non posso pretendere di fare la stessa cose se diventerò un allenatore di Serie A, però un giorno mi piacerebbe allenare la Roma», ha detto De Rossi a Sky Sport. Un sogno che potrà avverarsi solo quando Daniele avrà acquisito tutte le competenze necessarie ad allenare in Serie A: «Al di là del percorso tecnico c’è un percorso di crescita di cui tutti i tecnici hanno bisogno. In pochi giorni sono diventato da giocatore vecchio ad allenatore giovane. Vedo le cose con rilassatezza rispetto a quando ero calciatore, sedermi su quella panchina un giorno mi piacerebbe, ma non ho fretta di farlo accadere domani. Può succedere fra 5, 10, 20 anni. Un giorno succederà e se accadrà è perché sono diventato un bravo allenatore e non perché ho giocato per tanti anni alla Roma». Il percorso comincerà con lo studiare i tecnici che hanno esperienza, vincenti a livello internazionale: «Il migliore di tutti al mondo è Guardiola e se avrò l’opportunità di andarci partirò da lui. Poi c’è Gattuso, De Zerbi e saranno dei viaggi professionali, ma anche di divertimento. Vedrò anche allenatori di altri sport, voglio provare a contattare Pozzecco perché vedo il rapporto che ha con i giocatori di basket. Un allenatore che mi ha segnato è stato Spalletti che reputo uno dei più bravi con Luis Enrique». Ad oggi è escluso un ritorno alla Roma in qualsiasi veste: «Non ho scelto di lasciare la Roma e ho scelto di lasciare il calcio. Sono stati due momenti difficili. Una volta ha deciso qualcun altro per me e un’altra perché è la cosa più giusta per la mia famiglia. La mia famiglia ha tratto un grande beneficio dal mio essere tornato a casa dall’Argentina. I dirigenti della Roma non li ho sentiti, ho incontrato De Sanctis perché ero andato a trovare mio padre, l’altro giorno mi ha scritto un dirigente della Roma per sapere come stessi. Ma chiacchierate per un possibile futuro non ce ne sono state. Nessuno mi ha chiamato e io non chiamerò nessuno».

L’esperienza al Boca dopo aver lasciato la Roma si è interrotta a metà perché De Rossi ha scelto di dare priorità alla sua famiglia: «Ho spiegato a Riquelme la mia situazione, mi ha detto che voleva che restassi e che volevano mettermi a punto fisicamente. Mi sono allenato 5/6 giorni con la squadra che continuava a chiedermi di rimanere, gli ho dovuto dire: “Me ne vado domani”. E se non me ne andavo subito facevo un danno alla mia famiglia. Ho nostalgia di quel posto, anche se sto bene qui a Roma». Punto di riferimento del centrocampista la moglie Sarah Felberbaum: «È stata fondamentale, mi ha migliorato molto. E quando ho dovuto prendere una decisione importante lei mi ha dato carta bianca. Ogni tanto usciva qualche destinazione che le piaceva di più e altre meno. È stata pronta ad accettare l’Argentina e si è innamorata dall’Argentina prima di me, non mi ha messo il muso quando siamo dovuti andare via anche se in pochi mesi aveva creato un’altra sorta di famiglia lì a Buenos Aires». Infine, il rammarico più grande avuto in carriera: «Non aver vinto qualcosa di importante o di strappalacrime con la Roma come lo scudetto. Mi hanno detto di non aver avuto ambizioni, ma io ho avuto l’ambizione di vincere dove non si vince mai. Mi sento in pace con la coscienza, ma il rammarico c’è. Sono contento vedendo la mia carriera, anche se la mia bacheca personale è sostanzialmente vuota».
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Aprile 2020, 16:45

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