Ciro Esposito, mea culpa della curva romanista:
"Una tragedia che non c'entra con gli ultras"

Ciro Esposito, mea culpa della curva romanista: "Una tragedia che non c'entra con gli ultras"
La morte di Ciro Esposito per noi una tragedia abnorme, che per, per come avvenuta, esula dal mondo ultras.

Lo si legge in un comunicato a firma "Gli Ultras della Roma", pubblicato sul sito laroma24.it e attribuito alla Curva Sud.







«È una vicenda disgraziata e dolorosa che ha distrutto la vita di due famiglie, portando alla morte assurda di un giovane e alla quasi sicura amputazione della gamba di un altro (Daniele De Santis, ultrà romanista accusato di aver sparato e poi picchiato dai tifosi napoletani, ancora in ospedale, ndr). Si sono oltrepassate, di molto, le regole di ingaggio tipico dello scontro tra tifoserie».



Gli ultrà della Roma, nella serata in cui torna il campionato con l'anticipo contro la Fiorentina all'Olimpico, affermano di voler «fissare un punto zero e ricominciare.
«È arrivato il momento di ammettere le proprie responsabilità ed impegnarsi verso un nuovo corso», scrivono. «Tutti gli avvenimenti che sono succeduti alla morte di Ciro Esposito impongono una riflessione approfondita sul nostro modo di vivere ultras - aggiungono -, soprattutto per la crescita delle nuove generazioni che riempiranno le curve nei prossimi anni».



Gli ultrà giallorossi sostengono che alcuni di loro hanno partecipato a titolo personale al funerale del giovane tifoso del Napoli ferito a morte prima della finale di Coppa Italia con la Fiorentina a Roma, il 2 maggio scorso. Ammettono poi di aver sbagliato modi e tempi delle striscione di solidarietà con Daniele De Santis. Quindi fanno autocritica anche su un altro punto.
«Se il governo vara leggi liberticide per nascondere il fallimento della tessera del tifoso, è soprattutto colpa di tutto il mondo ultras - si legge nella nota - La Curva Sud non ha retto al ricambio generazionale (...). Questo rilassamento ha portato ad un non controllo dei ragazzi più giovani che si sono avvicinati alla curva; abbiamo permesso che improvvisati capitani di ventura si ergessero a leader, dettando comportamenti difformi da quello che è stato (e dovrà tornare ad essere) il nostro stile».



«Le 'puncicate' (coltellate, ndr) a ignari sessantenni e a studenti fuori sede, tanto per capirci, non sono assolutamente gesti ultras ma azioni vili che noi abbiamo la colpa di non aver arginato». Si conclude con critiche all'uso dei social network da parte degli ultrà e alla stampa per le presunte strumentalizzazioni degli episodi di violenza.
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Agosto 2014, 21:52