​​Champions, ecco le semifinaliste: squadre delle capitali, allenatori degli anni ‘70 e crollo della nobiltà «novecentesca»

Champions, ecco le semifinaliste: squadre delle capitali, allenatori degli anni ‘70 e crollo della nobiltà «novecentesca»

di Benedetto Saccà

ROMA Archiviata l’allegra giostra dei quarti di Champions – magnificamente stupendi o anche stupendamente magnifici, fate pure – i fan, come è diventato curiosamente normale scrivere oggi, notano un dettaglio. Che fan? I fan. Che dettaglio? Il dettaglio invero singolare per cui la spettacolare Champions sia andata avanti tornando indietro – o magari sia tornata indietro andando avanti – disegnando in definitiva il volto di un torneo quantomeno in grado di vendicarci della modestia calcistica cui siamo costretti ad arrenderci e abbandonarci il sabato e la domenica (talora anche il lunedì).

Comunque. La Champions senza pubblico, forse inconsapevolmente, ha posato sulla scacchiera quattro squadre iper-mega-galattiche accomunate in larga parte da diversi elementi. Innanzi tutto. Urge srotolare la cartina e ricordare che si sono qualificati per le semifinali (in severissimo ordine alfabetico) il Chelsea, il Manchester City, il Paris Saint-Germain e il Real Madrid. Dunque. Intanto, come non sarà sfuggito ai più svegli di noi, il Chelsea, il Psg e il Madrid sono squadre che rappresentano la capitale del proprio paese e, riflettendoci ben bene, è una certa rarità ritrovarsi tre squadre, diremmo, capitoline sulle quattro di una semifinale europea (di Champions, nondimeno). Il 50% delle elette (o dell’élite), tra l’altro, è made in England.

E poi. E poi va annotato che il Psg e il Madrid sono i campioni in carica della Ligue 1 e della Liga. Il che porta a ipotizzare vagamente che la spaventosa rigidità della Coppa per i Campioni non sia del tutto un lontano ricordo – mentre, per un’asimmetria tutta da capire, il Chelsea è arrivato addirittura e nientemeno che quarto nel campionato scorso.

Eppure. Il fatto che spicca, anche all’occhio impigrito dal calcio in tivvù, è un ancora altro. Cioè. Il Chelsea, il Manchester City e il Psg, quindi tre delle quattro, non appartengono alla blindatissima ed eternamente sprezzante aristocrazia del calcio europeo. Non sono nobiltà ma borghesia, avrebbero detto proprio a Parigi (ma guarda un po’...) prima della Rivoluzione. 

Ecco. Verosimilmente è questo il tratto nuovo della Champions – la luce in cui danza il presente e forse ballerà felice pure il futuro. Perché il Chelsea, il City e il Psg sono club moderni non di nascita ma di rinascita: dato che, mediante rapida iniezione di ettolitri di denaro, alcuni soggetti letteralmente ricchi sfondati (oligarchi russi e gruppi emiratini e qatarioti, nulla di che, in fondo) hanno pensato benissimo, una quindicina di anni fa, di ristrutturarli dalle radici, gonfiandoli di campioni, di investimenti, di ambizioni e sogni di gloria. 

Al di là della mossa tattica (geopolitica) abilissima per conquistare il cuore dell’Europa (almeno calcistica), il loro piano si è rivelato approssimativamente geniale: tanto da aver ormai raso al suolo il Novecento del calcio (Barça, Bayern, Juve, Liverpool, Arsenal, Manchester Utd, Milan...) e averne riscritto con un pazzo alfabeto il domani sul piano dei trofei e della potenza dei club.

E così. Nel gran delirio da tifone sub-tropicale adesso rimane a galla soltanto il (felicemente libero di Ronaldo) Real Madrid, uno spaventoso gigantone troppo grande per sciogliersi e (a sorpresa, per la verità) sufficientemente intelligente da aver intuìto e imitato alla svelta il nuovo cammino dettato dalla simpatica e implacabile coppia formata da oligarchi&sceicchi.

Insomma. Il calcio novecentesco si direbbe serenamente avviatissimo sul viale del tramonto – e anche a passi ben distesi, volendo essere molto precisi. E non basta, ovvio. Perché tutti i quattro squadroni semifinalisti sono allenati da tecnici stranieri, dal momento che (nell’ordine): un tedesco guida il Chelsea (ed è Tuchel, che incredibilmente ha pilotato anche il Psg fino a dicembre...); un argentino, ovvero Pochettino, vede i miraggi di Neymar e Mbappé dalla panchina del Psg; a un francese tipo Zidane è crollato addosso il terribile drammone di fare la formazione del Real Madrid; e uno spagnolo (anzi un catalano, ci fulminerebbe lui) copia dal paese delle meraviglie i capolavori del Manchester City. Chi? Ma Pep, naturalmente. Pep Guardiola. Il migliore all’interno della Via Lattea, a essere stretti stretti. Ed è anche il meno giovane della compagnia, visto che è nato nel 1971, mentre Zidane e Pochettino sono del ‘72 e Tuchel del ‘73. Il pallone? Sempre stato, del resto, un gioco da ragazzi...


Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 08:56

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