Serie A, stasera si riparte: l'alfabeto del campionato che lotta contro il Covid

L'alfabeto del campionato che lotta contro il Covid

di Alessandro Angeloni
Facciamo che in estate, con il proseguimento del campionato di calcio post lockdown, abbiamo scherzato: era un brutto sogno. Oggi ci svegliamo dall’incubo, riparte la serie A, dall’inizio. Niente, non è cambiato niente, non sembra sia andato “tutto bene” nel frattempo. Siamo ancora nel post lockdown, in piena emergenza, più o meno come giugno e luglio.
 

Il campionato dall'A alla Z

 

Stadi chiusi, ma non per tutti: scoppia la polemica

La riapertura delle porte ai tifosi si è trasformata in un caso. Politico. Chiaramente. A creare tensione è lo scatto in avanti, a 24 ore dall'inizio del nuovo campionato, del governatore dell'Emilia Romagna, Bonaccini, il più convinto degli "aperturisti". E non è detto che altri non seguano il suo esempio.




Il calcio anche oggi, come due mesi fa, prova (continua) a combattere, tra costosi protocolli di sicurezza, quarantene, isolamenti domiciliari di calciatori positivi e asintomatici, ma dentro tutto resta uguale, con i soliti temi calcistici anche interessanti, perché tutto il baraccone, giustamente, cerca di darsi un’aria di normalità: vedremo infatti lo spezzatino di partite (oggi due, Fiorentina-Torino e Verona-Roma), ascolteremo le urla dei vari telecronisti rimbombare negli stadi vuoti (eh sì, per ora è così, non per molto, dicono: per ora mille tifosi a Reggio Emilia), applaudiremo e ci emozioneremo per un bel gol. Guarderemo i nostri giovani, sentiremo la mancanza di chi in campo non può andarci, per infortunio (Zaniolo) o per scelte personali (Allegri). 
Ci arrabbieremo per un Var non controllato a dovere, per un mani equivoco, per protocolli (qui il termine è meno angosciante rispetto a quando si accosta a “sanitari”) arbitrali non rispettati o male interpretati. Proviamo a raccontarlo, dalla A alla Z. E da oggi cerchiamo di godercelo. E sarà tutto bellissimo. Forse. 


Assenti. Riparte la serie A senza tre pezzi grossi, Max Allegri, Maurizio Sarri e Luciano Spalletti. Del resto, la Toscana, è terra di poeti, letterati e di grandi allenatori. Il calcio perde - per ora - la sua dialettica e tre pezzi di fantasia. 

Bilanci. Un campionato figlio di ristrettezze economiche, di occhi puntati dritto sui conti. La Juve è in perdita, ma a contare gli scudetti e le continue ambizioni, non sembra proprio. Miracoli economici.

Covid. Che dire, siamo ridotti a un gioco, uno sport che sta cercando di non chiudere i battenti, aspettando che passi la nottata, che sta durando più del previsto. Intanto ci becchiamo gli stadi vuoti, un mercato povero, protocolli, tamponi, cts, dpcm, ministri, sottoministri, virologi. Nun te reggae più.

Difesa. L’ultimo campionato ha sovvertito un vecchio adagio: in Italia vince la migliore difesa. La scudettata Juve di Sarri non lo era, chissà se con Pirlo tornerà ad esserlo. Chissà se torneremo alle vecchie (sane?) abitudini. Vieni avanti, Conte. 

Equilibrio. Parola che vale per tutto, dalla tattica ai conti, alle parole (vedi esternazioni di Conte, sempre molto gradite) nei post partita. Equilibrio soprattutto è una parola di speranza: la Juve non è più sola, a quanto pare. C’è l’Inter attaccata, l’Atalanta sempre in agguato, la Lazio che non ha più scuse. Poi, il resto appartiene alla categoria delle sorprese: Milan, Napoli, Roma e via discorrendo.

Favorite. Equilibrio sì, ma esiste la pole position. La Juve sta lì davanti per grazia divina, chiunque l’alleni. La qualità della rosa resta indiscutibile. Poi, c’è l’Inter, che ha creato una concessionaria di usato sicuro. E questo aiuta. Sono attesi i sorpassi, qui non siamo mica a Montecarlo.

G iovani. Italiani e non. Occhi su Tonali, ad esempio. Su Bastoni, anche. Kulusewski, Ibanez, Kumbulla. Si attendono conferme da Barella, un risveglio di Sensi. Mancini, ct alla finestra, aspetta i suoi ragazzi uscire dalla scuola. 

Higuain. Crollato, da un giorno all’altro. Re di Napoli, poi un anonimo bomber (decisivo) juventino, con in mezzo una parentesi non felicissima da milanista e al Chelsea. Ha segnato una valanga di gol in Italia, 165, se ne va a svernare a Miami. Troppo presto, forse.
 
Immobile. L’anno più difficile, cioè quello della conferma, quello del posto fisso in Nazionale. Una conferma non del rendimento, sempre molto alto da quando è alla Lazio, ma dei numeri, impressionanti l’ultimo anno. Ciro ha vinto la Scarpa d’Oro, il prossimo passo è il Pallone d’Oro. Esagerato, sì. Gliservirebbe la squadra, non basta la sua vena gol.

Lazio. La squadra di Immobile, la Lazio appunto. Lotito pensa di aver allestito una rosa da scudetto, buona anche per la Champions. Inzaghi qualche dubbio ce l’ha. Forse non ha tutti i torti. Come se il (suo) mondo si fosse fermato a febbraio, quando l’Aquila volava. Ma febbraio è lontano. Sveglia.

Mercato. Il vero campionato comincia dopo il 5 ottobre, data di chiusura delle trattattive. Che gli allenatori detestano, ma sono i primi ad alzare i braccino e chiedere calciatori. Dzeko oggi va a Verona e ha la maglia della Roma; domenica prossima torna nella Capitale ma probabilmente avrà quella della Juve. Normale? Da troppo tempo non lo è, ma si fa finta di nulla. 

Nazionale. L’Italia aspetta l’Europeo, spostato per Covid. Un percorso interrotto sul più bello. Lunga la lista dei papabili, come lo è quella dei calciatori che rischiano di perdere il posto. Si gioca anche per questo, per la maglia azzurra, a cui nessuno vuole rinunciare. Sempre così: la nazionale si snobba fino a prova contraria. C’è spazio per tutti, pure per Ciccio Caputo.

Ostacoli. Aspettiamocelo, ogni settimana ce ne sarà una da raccontare. Vedremo partite con spalti vuoti, riempiti in parte, gare annullate, spostate (sì, ma quando?), calciatori positivi. Un’annata negativa, tenendoci sull’ottimismo.

Pirlo. Sarà, almeno all’inizio, un continuo “ohh, che schema di Pirlo”, “ohh, le idee di Pirlo”, “ohh, Pirlo, Pirlo..., che bella la Juve di Pirlo”. E veniamo da “che bella la tesina di Pirlo”. Tanto, senza motivo. Lavori in santa pace, senza trombe e dannosi trombettieri. Aspettiamolo.

Quarantena. intesa come protocollo. Il Cts non si è ancora espresso sulla richiesta della Figc di diminuire i tamponi. Si va avanti con uno ogni 4 giorni. Resta il distanziamento sociale in panchina e l’obbligo di mascherine. Se un giocatore verrà trovato positivo sarà i solato solo lui e il resto della squadra negativizzato con nuovi test. Se dovesse esserci un caso alla vigilia di una gara, il giorno della partita tutta la squadra sarà sottoposta a tamponi e potrà scendere in campo solo chi risulterà negativo..

Roma. Un nuovo inizio: nuova proprietà nuovi incarichi dirigenziali, vecchio allenatore, Fonseca, lì dopo una stagione negativa. I giallorossi cercano la rinascita e un posto in Champions, ma non sarà facile. Deve filare tutto liscio. L’elemento positivo: si sta provando svecchiare un po’ la rosa, e questo può dare la spinta per un campionato brillante. Ma arrivare quarti è dura. Una bella sfida, però.

S ostituzioni. Anche in questo campionato saranno cinque a partita, segnale che la soluzione d’emergenza della seconda parte dello scorso campionato ha funzionato. Per i tecnici un’arma in più e un alibi in meno.

Tifosi. Li abbiamo contestati (non tutti), spesso sono fuori dalle righe (non tutti), rumorosi, piani. Ora gli stadi sono vuoti e loro mancano. Perché sarà una banalità, un luogo comune, ma lo sport senza il calore non può esistere.

Uniformità. Quella che viene chiesta alla classe arbitrale, che oggi riceve la visita di Gravina e chiude il raduno pre-campionato di Tivoli di un gruppo che, dopo 10 anni, torna a non avere distinzioni tra A e B.

Var. Il cui utilizzo, nell’ultima stagione, è stato troppo altalenante, sia per le indicazioni fornite da Rizzoli (cambiate in corsa) sia per l’applicazione del protocollo da parte degli stessi arbitri. Il Var non può e non deve essere strumento lasciato alla soggettività. Va usato sempre, o quanto meno spesso senza remore o paure.

Zaniolo. Il ragazzo è il giovane dei giovani, quello che deve combattere soprattutto la jella. Un ginocchio rotto, poi l’altro. Il 2020 è da bruciare. Resta la passione che continua a esternare per la maglia della Roma. I tifosi sono pazzi di lui, lui è innamorato dei colori giallorossi. Per ora le parti sono distanti. Ecco, anche di questo distanziamento, Nicolò farebbe sicuramente a meno.
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Settembre 2020, 19:32

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