Calcioscommesse, ricatti e affari con la banda
dei serbi: "Questi si comprano pure la serie A"

Calcioscommesse, ricatti e affari con la banda ​dei serbi: "Questi si comprano pure la serie A"

di Sara Menafra
Una maxi retata con cinquanta arresti che mette a tappeto ben due organizzazioni criminali dedite alle frodi sportive. Gli arresti di questa mattina voluti dalla dda di Catanzaro e portati a termine dallo Sco della Polizia, diretto da Renato Cortese, svelano un sistema di scommesse calcistiche pilotate all’interno della serie d e della Lega Pro.



Erano assestati nella serie D e nella Lega Pro. Ma le associazioni per delinquere individuate con il provvedimento di fermo di ieri puntavano ad arrivare rapidamente alla Champions League ed alle serie B ed A.



MILIONI SUL SASSUOLO

E' a dicembre del 2014, che l'organizzazione prova a fare il salto di qualità. Fabio Di Lauro, ex calciatore considerato il vertice dell'organizzazione criminale, sa di poter contare, da poco, sui dirigenti ”occulti” della Pro Patria, Mauro Ulizio e Massimo Carluccio. Questi ultimi provano a vendere «al miglior offerente» la partita valevole per la Coppa Italia tra Sassuolo, squadra di serie A, e Pescara, che si sarebbe dovuta giocare il 3 dicembre. Per ”entrare” nell'affare, bisogna versare 150mila euro.



Di Lauro chiama l'amica Ana Timosenco, detta Bianca, che fa da tramite con gli investitori ed in particolare con Uros Milosalvjevic, affarista serbo in contatto anche con la ndrangheta calabrese, che in seguito arriverà a minacciare i ”soci” italiani per riavere i soldi delle giocate perse. Timosenco: «Allora, mi ha detto “si, che gli interessa, che ci sono delle persone”... però dice: “che garanzie possono dare?”... perché se gli daranno 3 milioni di euro che garanzie danno loro?»; Di Lauro: «Eh, Ala non è che loro gli possono, loro scommettono 5 milioni di euro, non possono scommettere 5 milioni di euro… Digli che questi qui arriveranno pure in serie B e seria A».



CREMONESE-PRO PATRIA

I serbi decidono di non rischiare sul Sassuolo, ma pochi giorni dopo accettano, invece, di finanziare l'acquisto della partita tra Cremonese e Pro Patria. Una delle più famose, tra quelle pilotate dall'organizzazione criminale, segnata da un'autogol del portiere della squadra di casa, che poi è riuscita comunque ad aggiudicarsi la partita del 15 dicembre scorso. Il finanziamento della ”combine” è stato in tutto di 22 mila euro.



E nell'affare entrano anche alcuni giocatori, che sapendo dell'affare, scommtettono su se stessi. Alla fine, tra le telefonate di festeggiamento c'è anche quella di Mauro Ulizio al figlio, pur avendo perso l'incontro, è ben felice di potersi mettere in tasca 4.500 euro. Ulizio racconta al figlio che gli affari potrebbero crescere rapidamente. Mauro U.: «Sai chi me l'aveva presentato questo qua? ti ricordi quell'attaccante di colore che era a Porto Corallo, come si chiama?»; Andrea: «Ah si, Aziz!»; Mauro: «Aziz, eh! Me l'ha presentato lui! Questo fa parte della commissione dei, della Figc che lavora anche a livello di Champions League, Serie A!».



Certo del risultato della gara di Lega Pro Cremonese-Pro Patria, Massimiliano Carluccio, ritenuto socio occulto della Pro Patria, telefona al padre invitandolo a far prelevare dalla madre tutto il denaro disponibile sul proprio conto. Somma - scrive il pm - «da impiegare per scommettere sulla partita che stavano combinando».

IL RICATTO



Uno spaccato interessante sull'andamento del calcio italiano emerge anche da una conversazione attorno alla partita Livorno-Brescia, combinata in modo da garantire la vittoria della squadra toscana. Il direttore sportivo dell'Aquila, Ercole Di Nicola, propone l'affare a Edmund Nerjaku, che accetta di mettere nell'affare 70mila euro, presi da un fondo di 1milione di euro fornito da finanziatori internazionali.



In quei giorni, gli investigatori captano una conversazione con Vittorio Galigani, oggi editorialista di TuttoLegaPro.com ma in passato dirigente di serie A e B. Di Nicola: «Hai attaccato Lotito a tutto andare!»; Galigani: «Ma Lotito deve, ha rotto i coglioni, il motivo del dissidio è Lotito, non è Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti in mano a Lotito, che li ricatta, c'è pur dir che lui pensa che Lotito aveva diritto di fare il vicepresidente. Questa maggioranza della lega.. della federcalcio, esiste in funzione del 17% della Lega Pro, se lui perde il 17% della Lega Pro, salta tutta federcalcio» Di Nicola: «Dimmi una cosa..lui è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia?»; Galigani: «Lui adesso con Infront (società leader dei diritti sportivi in Italia ndr) inseme a Galliani, che è un paraculo Galliani, hanno preso anche il Brescia. Infront è Galliani».



L'EX ARBITRO DE SANTIS

Nelle carte compare anche il nome dell'ex arbitro internazionale Massimo de Santis, condannato a 10 mesi con pena sospesa per Calciopoli. Il suo nome è estraneo alle indagini ma viene inserito per attestare il ruolo di Ercole Di Nicola, il ds dell'Aquila. De Santis, d'accordo con Di Nicola, durante Santarcangelo-L'Aquila, una delle gare ritenute «comprate», «entrava - scrive il pm - negli spogliatoi e salutava l'arbitro con il quale si tratteneva per quasi mezz'ora.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Maggio 2015, 10:20