Stendardo sulla riduzione degli stipendi: «Dai calciatori di A ora mi aspetto anima e cuore»

Stendardo sulla riduzione degli stipendi: «Dai calciatori di A ora mi aspetto anima e cuore»

di Marco Lobasso
Guglielmo Stendardo, ex difensore dall’ottima carriera in A, oggi è avvocato e insegna diritto sportivo alla Luiss di Roma. Il problema del taglio degli stipendi ai calciatori per lui ha due diverse valenze: da una parte il diritto e le regole da rispettare, dall’altra il senso morale di un momento drammatico.
Cosa prevale oggi, la questione giuridica o quella morale?
«I due fattori non sono in antitesi. Dal punto di vista morale, in un momento storico così drammatico mi aspetterei grande solidarietà da parte dei calciatori. Quello della Juve sabato mi sembra un primo segnale importante».
Purtroppo non c’è solo la questione morale.
«Oggi c’è un’impossibilità sopravvenuta della prestazione ma la causa non è imputabile al calciatore; se invece campionato e coppe non si dovessero concludere regolarmente, ai sensi dell’articolo 1463 del codice civile, le società potrebbero chiedere la restituzione dello stipendio per la mancata prestazione lavorativa».
E se si riprenderà a giocare, come sembra obiettivo primario della Lega?
«Il rapporto andrà comunque avanti. Va anche detto che al momento i club professionisti dovranno pagare solo a maggio gli stipendi di marzo. Bisogna attendere».
Ci sono però dei casi per i quali i club sono autorizzati a interrompere i pagamenti?
«Il calciatore è un lavoratore subordinato il cui accordo collettivo e all’articolo 5.5 prevede l’ipotesi della sospensione dei pagamenti per quattro casi. Sanzioni disciplinari per illecito sportivo, violazione del divieto di scommesse, violazione della normativa antidoping, provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Se non ricorrono queste ipotesi la sospensione degli stipendi espone le società alla risoluzione del contratto da parte del calciatore successiva alla messa in mora e con l’obbligo di pagare stipendio e interessi».
Oggi cosa potrebbe accadere nell’incontro tra Lega e Aic?
«Intanto va detto, come ho già sottolineato in altre occasioni in questi giorni, che i calciatori in questo periodo sono tutti più preoccupati della salute dei propri cari che degli stipendi. Il problema va risolto certo, ma in un periodo in cui, ci auguriamo tutti, avremo battuto la pandemia».
Si parla molto del mondo dei calciatori di serie A, dei loro maxi-stipendi e poco, troppo poco, dell’immenso mondo che va dalla Lega Pro ai dilettanti e che è in ginocchio. E’ preoccupato?
«Tantissimo. Perché i bilanci delle società dilettantistiche, dopo questa crisi, saranno davvero al limite. Si rischia che un intero settore vada in default ed è qui che le istituzioni calcistiche, più che negli altri settori, devono intervenire e offrire sostegno. Si rischi di perdere più del 30 per cento delle associazioni dilettantistiche nel calcio. Non ce lo possiamo permettere; mi auguro e spero davvero che il Governo stia capendo il problema».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Marzo 2020, 09:00

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