L’alfabeto del calcio: dagli addii a Paolo Rossi e Maradona al ritorno di Ibra, un 2020 da ricordare

Video

di Benedetto Saccà

ADDII
Un anno cattivissimo, che al calcio ha tolto Pietro Anastasi, Gaucci, Lorenzo Sanz, Pape Diouf, Gazzoni Frascara, Gigi Simoni, Mario Corso, Pierino Prati, Diego Armando Maradona, Papa Bouba Diop, Alejandro Sabella e Paolo Rossi. Giocheranno tutti insieme, ora, lassù, e di sicuro sorrideranno di noi.

BARCELLONA
Terrificante annata. Nessun trofeo nel 2020, Messi abilissimo a distruggere i sonni dei tifosi chiedendo di andar via, allenatori ghigliottinati senza pietà, presidenti in fuga. Ci vorrebbe un miracolo o, magari, Pep Guardiola. Magari...

CT (MANCINI)
Mesi fantastici in panchina, certo, bravo, bis, applausi, alé oooh. Ma quella vignetta sui malati di Covid...mammamia che imbarazzo. 

DYBALA
Non tutti se ne saranno accorti, ma è stato nominato miglior calciatore del campionato ‘19-20. Dotato di velocità epica e tecnica disumana, è tra i più bravi dell’universo...quando gli va.

EXPECTED GOL
La nuova frontierona della statistica applicata al calcio. E cioè. Il numero medio di azioni da gol vere e proprie prodotte da un giocatore o da una squadra in una partita. Tornerà utile, eccome...

FLICK
Chi? Ma come: Hans-Dieter Flick. È diventato quasi per un caso l’allenatore del Bayern Monaco e, visto che ormai c’era, lo ha accompagnato per mano a vincere, nell’ordine, la Bundesliga, la Coppa di Germania e poi, tanto per non perdere l’allenamento, la Champions, la Supercoppa europea e la Supercoppa tedesca. Occorre altro?

GUNNERSAURUS
Storia triste. Intanto va saputo che è la goffissima mascotte dell’Arsenal, ovvero un dinosaurone gigante verde di peluche, con tanto di cappellino dell’Arsenal, maglia dell’Arsenal numero 99, una codona abissale e una faccia simpaticissima. Lo animava Jerry Quy dal ‘93. In estate l’Arsenal ha deciso di tagliargli i fondi, poi ci ha ripensato, infine ha mantenuto la mascotte ma ha rimosso il povero Jerry, scatenando alcune valanghe di polemiche.

HAALAND
Del 2000, «forte come un orso e veloce come un cavallo» (cit. giornalisti norvegesi), segna a ritmi da reparto presse in epoca pre-sindacale. Pazzesco.

INTERRUZIONE
Senz’altro il tratto distintivo della stagione artigliata dal Covid. Un atto dovuto, fermarsi, e di buon senso, nonostante qualche presidente-virologo andasse in televisione a pensare di raccontarci dell’altro.

LEWANDOWSKI
L’uomo che si è laureato con una tesi su se stesso (tipo Napoleone che si incoronò da sé...) ha segnato 32 gol nel 2020, ha vinto qualsiasi trofeo, pure al bar sotto casa: forse avrebbe vinto pure il Pallone d’oro, se fosse stato assegnato.

MOURINHO
Nel 2020 ha tentato in gran disinvoltura la svolta social-umoristica. Massì. Dev’essersi stufato di fare l’allenatore e di vincere coppe e coppette. Così, un bel giorno, ha aperto un profilo Instagram e ha messo la sua intelligenza siderale al servizio del sarcasmo: risultati raffinatissimi.

Un genio totale.

NOVITÀ
Cinque sostituzioni, stadi vuoti (ma inspiegabilmente con tanto di speaker in azione), silenzio, mascherine alla rinfusa (ma giusto un po’): non ci siamo fatti mancar nulla. 

OZIL
Scomparso, aiuto, chi l’ha visto. Non gioca una partita ufficiale dal 7 marzo (e non è uno scherzo), si è rifiutato di tagliarsi lo stipendio (d’altronde guadagna appena appena 20 milioni di euro l’anno) e ha intrapreso una curiosissima guerra personale con l’Arsenal e il suo allenatore. Intanto, a tempo perso, twitta molto e fa una quantità mostruosa di pubblicità sui social.

PIRLO
Venerato come un maestro spirituale e di vita, fanaticamente idolatrato nemmeno fosse la reincarnazione di Guardiola, conduce la squadra senza macchia e senza paura con risultati...da paura. In quattro parole: simile a degli eroi...

QUINTO
Non è la quinta parte di una torta (tipo anche: quinto dello stipendio), bensì il nome dato, derogando chiaramente all’italiano, da certi commentatori tecnici al giocatore esterno di un centrocampo a cinque. Sentito spesso anche al plurale nella versione quinti. Talvolta, però, per parlare in televisione, aver ripassato il programma almeno di quinta elementare sarebbe d’aiuto. Forse.

RONALDO
Tralasciando diverse incaute partite e talune grottesche genialate (tipo: «Il tampone è una ca...» datata 28 ottobre), l’ultima della serie ne è l’esilarante summa. Ovvero. All’interno della prestigiosa cornice di Dubai, lui e il suo manager Mendes hanno ottenuto l’invidiabile premio di calciatore e procuratore del secolo. Bene. Poi però a margine si scopre che, nell’organizzazione del premio, l’agenzia di Mendes è (ma giusto casualmente) parte integrante. Mitici. Ma soprattutto: di quale secolo parlavano?

SUAREZ
«Il bambino porta cocumella». Fa già ridere così: un consiglio dei ministri, di risate...

TAMPONI
Grandissimi protagonisti della seconda parte dell’anno. E, chiaramente, solo qua, nel nostro drammatico calcio, potevano essere usati per ragioni di convenienza politica. Benone, come sempre. Complimentoni vivissimi.

U
Incredibile come non siano stati registrati eventi e nomi con la U...

VAR
Ambiguo sogno, e ignobile incubo, e orrenda causa di terrificanti crolli di nervi dei tifosi di mezzo mondo. Certo, se gli arbitri fossero un tantino meno timidi, e uscissero a sorpresa dai loro castelli d’avorio, e addirittura arrivassero a mischiarsi alla plebe per spiegare i motivi di un rigore... Ma poi, come sempre, la Var ha le sue ragioni che la ragione non conosce.

ZLATAN
Come il suo buon amicone Mou, Ibra ha tentato la svolta comica, assumendo ormai le sembianze di un gigante buono. Inventa leggende fantascientifiche su di sé, alimenta la sua fama di cattivone, e invece più fa il malvagio, più diventa un gran simpaticone. Ah, proprio ieri si è comprato un bosco da tre milioni di euro in Svezia. Si annoiava, evidentemente...


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Marzo 2021, 00:08

© RIPRODUZIONE RISERVATA