Bobo Gori è morto: il calcio piange l'ex Inter, Cagliari e Juventus

In carriera ha vinto 4 scudetti con tre magli diverse: solo sei calciatori nella storia come lui

Bobo Gori è morto: il calcio piange l'ex Inter, Cagliari e Juventus

di Niccolò Dainelli

Un nuovo lutto ha colpito in mondo del calcio. Sergio "Bobo" Gori è morto, nella notte di oggi, mercoledì 5 aprile, all'età di 77 anni. L'ex attaccante di Serie A ha vinto ben 4 scudetti con tre magli differenti, un'impresa riuscita solo a sei calciatori nella storia del nostro campionato.  

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Morto Bobo Gori

Bobo Gori si è spento all'età di 77 anni: vinse il campionato italiano con Inter (due volte), Cagliari e Juventus, ma giocò anche con Vicenza, Verona e Sant'Angelo. Con i nerazzurri alzò anche tre trofei internazionali negli Anni Sessanta - due Coppe Intercontinentali e una Coppa dei Campioni -, più una Coppa Uefa in bianconero nel 1977, mentre con la Nazionale fece parte della spedizione che arrivò seconda al Mondiale di Messico 1970.

Se n'è andato in punta di piedi

L'uomo degli scudetti, 4 con tre maglie diverse, se n'è andato in punta in piedi, ma il suo ricordo rimarrà nei cuori di molti. Sergio 'Bobo' Gori, uno degli eroi del Cagliari campione d'Italia nel 1970, un autentico miracolo del calcio di altri tempi, è morto a 77 anni nella clinica di Sesto S. Giovanni in cui era ricoverato da alcuni giorni. Gori è stato uno dei 6 calciatori italiani riusciti nell'impresa di vincere il tricolore con tre squadre diverse. Ai quali, nel suo palmares personale, 'Bobo' ha aggiunto i trofei internazionali conquistati con l'Inter e la Juventus. Il soprannome gli era stato dato fin da quando era nella culla, da un calciatore (forse un segno del destino) amico del padre. Che poi era un ristoratore celebre nel mondo del pallone, patron di quel 'L'Assassino' di Milano dove si davano appuntamento
protagonisti degli stadi e firme importanti.

Ma Gori jr giocava in quanto bravo e non perché era 'raccomandato'.

La carriera


Non a caso aveva bruciato le tappe esordendo giovanissimo nell'Inter del Mago Helenio Herrera, con cui aveva messo insieme dieci presenze partecipando ai campionati vinti nel 1964-65 e nel 1965-66 e alla conquista della Coppa dei Campioni del 1965 e dell'Intercontinentale dello stesso anno. Poi era stato spedito a farsi le ossa nel Lanerossi Vicenza, dove si era fatto apprezzare per due stagioni che ai veneti avevano fruttato altrettante salvezze, prima di essere ceduto al Cagliari nell'ambito dell'operazione che aveva riportato Roberto Boninsegna all'Inter. Avrebbe potuto essere un tramonto precoce, e invece per Gori quel trasferimento in Sardegna si era trasformato nel periodo più bello della sua carriera, come poi lo aveva definito lui stesso, con la conquista di uno storico scudetto dopo essersi rivelato un partner ideale per 'Rombo di Tuono' Gigi Riva. Quella stagione disputata alla grande gli
aveva fatto guadagnare anche la convocazione in nazionale per i Mondiali di Messico 1970. Che poi però aveva trascorso quasi tutto fra panchina e tribuna, visto che il ct Valcareggi gli aveva fatto giocare soltanto sei minuti mandandolo in campo nel finale del match dei quarti contro la nazionale di casa. Ma tanto gli era bastato per permettergli di fregiarsi del titolo di vicecampione del mondo, definizione che Gori ostentava anche con un certo orgoglio, forse convinto del fatto che in finale contro il Brasile di Pelé, Jairzinho e Rivelino di più non si potesse fare.
Indimenticabile per lui fu invece, come disse in un'intervista, «il gol del 2-0 di Bari, che decretò la vittoria dello scudetto. Perché? Per la Sardegna, per me, per la mia famiglia». Come dire che, anche dopo il passaggio alla Juventus e un altro tricolore e la Coppa Uefa con i bianconeri, e poi quando aveva smesso di giocare, era tornato in Lombardia e si era messo a lavorare nel campo della ristorazione, un pezzo del suo cuore era rimasto in quell'isola magica. Sì, proprio la Sardegna.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2023, 16:26

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