Banana a Dani Alves: cosa
sarebbe successo in Italia?

Banana a Dani Alves: cosa ​sarebbe successo in Italia?

di Enrico Chillè
ROMA - ​Minuto 76 di Villarreal-Barcellona, 35a giornata di Liga. I catalani stanno perdendo 2-1, il terzino Dani Alves va a battere un corner e dagli spalti del Madrigal arriva una banana. Il brasiliano la raccoglie, la sbuccia e la mangia. A fine gara dir: Li ringrazio per quella banana, mi ha dato la giusta dose di potassio per propiziare il pareggio con un mio cross.

Ora, immaginiamo con la giusta dose di fantasia, provocazione e dissacrante ironia cosa sarebbe successo se questo episodio di razzismo fosse avvenuto in Italia.



Innanzitutto, occorre sottolineare che sono davvero pochi i calciatori che possono vantare la stessa intelligenza e la stessa personalità di Dani Alves. Molti, al suo posto, una volta raggiunti dalla banana avrebbero potuto dare in escandescenza costringendo l’arbitro a sospendere momentaneamente la partita. Che fosse un mero gesto di marketing è tutto da dimostrare, i fatti parlano di un Barcellona in svantaggio e di un Dani Alves che non ha perso tempo a battere il calcio d'angolo mentre era ancora intento a masticare.







Il giorno dopo sarebbe immediatamente partito il processo ai tifosi, si sarebbero moltiplicati i talk-show che sottolineano come il razzismo sia colpa di chi va allo stadio. Opinionisti provenienti dagli ambienti più disparati avrebbero chiesto condanne esemplari, anche a livello penale, nei confronti di chi va allo stadio perché “sono tutti delinquenti”. La lente di ingrandimento si sposterebbe poi su quelle tifoserie tradizionalmente di destra, come quelle della Lazio, del Verona o dell’Inter. Partirebbe la stretta repressiva con riprese video e daspo per individuare i colpevoli, il malumore degli ultras di destra dilagherebbe sui social, magari al grido di “E allora i cori sulle foibe dei livornesi?”.



Il giudice sportivo Tosel chiuderebbe anche gli svincoli della tangenziale che porta allo stadio, Maroni troverebbe l’ennesima giustificazione per il fallimento della tessera del tifoso, ma dovrebbe rispondere agli attacchi che da sinistra arrivano nei confronti del suo partito per via della legge Bossi-Fini. Qualcuno potrebbe intervistare Cecile Kyenge, che verrebbe poi a subire attacchi bipartisan. Il Pd potrebbe sottolineare che il razzismo dilagante è colpa di Grillo e dei seguaci, il leader del M5S potrebbe parlare di una “chiara mossa dei democratici per distrarre le attenzioni dell’opinione pubblica sui regali alle banche”. Se a qualcuno dovesse venire in mente di attribuire la responsabilità del razzismo a Silvio Berlusconi, l’ex Cavaliere replicherebbe con i fatti: per l’attacco del futuro del Milan ha pensato a due ‘nuovi italiani’ come Mario Balotelli e Stephan El Shaarawy, e poco importa che per ora non sia andata benissimo.



Giorgio Napolitano ovviamente si esprimerebbe con una posizione netta di condanna e mostrando un vigore mai più visto dai cari, vecchi tempi del Pci. Davide Vannoni potrebbe pensare a una variante della sua cura Stamina a base di potassio. In un paese in declino sotto ogni punto di vista, dall’economia alla cultura passando per la sanità, il razzismo negli stadi diventerebbe improvvisamente la causa di ogni male. La risonanza mediatica ovviamente porterebbe il fatto a travalicare i confini nazionali, ed ovviamente non solo i nostri Beretta e Abete, ma anche Platini e Blatter, farebbero a gara per rilasciare per primi dichiarazioni di condanna. Un dubbio, però, viene: in stadi vecchi e decadenti, in cui il campo è spesso nettamente separato dagli spalti, quanti riuscirebbero a lanciare una banana verso il Dani Alves di turno?
Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Aprile 2014, 21:23

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