Juve-Allegri, è addio: il divorzio dopo cinque stagioni. Da Conte a Guardiola, chi al suo posto?
Ma un mese dopo a Villar Perosa, nella tradizionale passerella bianconera nel feudo juventino, pur restando tiepidi verso l'ex allenatore del Milan, i tifosi avevano accettato l'idea di averlo alla guida dalla squadra bianconera, chiamata a proseguire il ciclo vincente di Conte. «È uno di noi. È juventino, - aveva garantito John Elkann - ci conosce, come dimostra anche il fatto che anni fa, come ha raccontato lui stesso, avesse in camera un poster di Platini. E la sua juventinità è una cosa molto positiva». Un successo dietro l'altro in Italia, cinque scudetti consecutivi, portando la serie a 8 titoli, record assoluto per tutti i principali campionati europei, 4 Coppe Italia e due Supercoppe, oltre alle due finali di Champions, nel 2015 e nel 2017, hanno parlato a favore di Allegri, sempre ispirato dai suoi mantra, «ci vuole equilibrio» e «il calcio è una materia semplice».
Una bandiera, quest'ultima, per Allegri che ha sempre respinto al mittente le critiche sul gioco brutto, con le memorabili litigate in tv prima con Sacchi e negli ultimi giorni con Adani. Vittorie e trofei non hanno mai fatto scoppiare l'amore con i tifosi. E l'Europa è rimasta un tabù, anche dopo l'arrivo, l'estate scorsa, del giocatore più prestigioso, Cristiano Ronaldo, che aveva vinto la Champions 5 volte, le ultime tre consecutive con il Real Madrid. Un fallimento? Guai ad azzardare un giudizio così duro con Allegri. «Forse qualcuno pensava di vincerla come il torneo che giocavo al bar in estate a Livorno...», l'amaro e ironico commento del tecnico dopo il ko all'Allianz Stadium contro l'Ajax, ai quarti di finale.
Quella Coppa attesa dal '96, non arrivata, è probabilmente rimasto il principale cruccio del tecnico.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Maggio 2019, 15:06
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