Basket, Roma senza serie A. Può rinascere la Virtus?

Basket, Roma senza serie A. Può rinascere la Virtus?

di Fabrizio Fabbri

Nel PalaEur rimbomba assordante, dallo scorso 9 dicembre, il silenzio della più grande sconfitta. Da quel giorno la capitale non ha più il basket di serie A e il glorioso club che ha regalato alla città uno scudetto, una coppa dei campioni, due coppe Korac, una coppa intercontinentale e una supercoppa italiana è un ricordo consegnato alla storia sportiva.

Dopo 20 anni in sella Claudio Toti, staccando la spina al respiratore artificiale che da luglio 2020 teneva a fatica in vita il club, ha decretato la fine di un patrimonio cittadino scomparso nell’indifferenza generale e nel dolore di quanti hanno amato quelle canottiere passate su spalle gloriose come quelle di Larry Wright, Enrico Gilardi, Fulvio Polesello, per ricordare alcuni eroi del Banco dei grandi successi, e poi di Hugo Sconochini, Carlton Myers, Anthony Parker, Dejan Bodiroga, Gigi Datome fino all’ultimo indomito capitano, Tommaso Baldasso, arrivato ragazzino all’ombra del Colosseo e fattosi uomo giocando per la Virtus, ora passato alla Fortitudo Bologna.

La rinuncia alla prosecuzione del campionato ha portato a pesanti sanzioni da parte della Fip: una batosta pecuniaria di 600.000 euro di multa ma soprattutto la perdita di qualsiasi diritto sportivo conservando la sola possibilità di iscriversi ai campionati senior a libera partecipazione.

Per sintetizzare a oggi la Virtus Roma, quella che nacque quando alcuni pionieri della Virtus Aurelia decisero, si era negli anni ’70 dello scorso secolo decisero di cedere al corteggiamento del dopo lavoro del Banco di Roma, conserva ancora il codice di affiliazione originario e potrebbe rinascere dalle proprie ceneri. Ma per farlo servirebbe pagare la sostanziosa multa e ripartire dal campionato di serie D, il primo a libera iscrizione gestito dal Comitato Regionale Lazio dove da poco tempo si è insediato alla presidenza Stefano Persichelli.

Quali potrebbero essere gli scenari futuri? La certezza assoluta è che la serie A è rimasto un campionato monco, 15 squadre, e che la capitale d’Italia ha perso la sua rappresentante. Per ritrovare una squadra nel basket che conta le strade percorribili sono varie. La prima va oltre la Virtus Roma ma non si allontana molto dal quartiere dell’Eur dove l’Eurobasket, società di Armando Buonamici che si trova a ridosso dei pian nobili della A2 avendo messo insieme una striscia di tre vittorie consecutive, sta cercando di cogliere l’attimo. «Abbiamo partner importanti, come il main sponsor Atlante e molti altri che stanno sostenendo il nostro progetto. Nasciamo come squadra di quartiere ma ora ci sentiamo pronti a diventare il punto di riferimento della città. Abbiamo una squadra che ha in rosa cinque ragazzi del vivaio e anche l’allenatore, Damiano Pilot, ce lo siamo cresciuti in casa. Vogliamo tornare presto a giocare al PalaEur e speriamo di farlo con i tifosi che potranno tornare sugli spalti».

Ma di questa ipotesi i tifosi della Virtus non vogliono sentir parlare. «La pallacanestro a Roma siamo stati e resteremo noi» scrivono sui social dove da quel maledetto 9 dicembre si susseguono post con foto e ricordi storici. Addirittura una emittente radiofonica, una di quelle che vivono di calcio ventiquattro ore su ventiquattro, ha dedicato alla scomparsa del club una maratona dove si sono succeduti come ospiti giocatori, allenatori e personaggi che hanno fatto la storia della Virtus. «Da tutti – racconta Piergiorgio Bruni, il conduttore – è arrivato un messaggio: siamo con il cuore a pezzi ma la nostra squadra non può morire così».

Difficile credere, specie con le difficoltà economiche figlie della pandemia, che qualcuno possa rilevare il titolo, pagando i 600.000 euro, salvando quindi l’affiliazione storica e la bacheca dei trofei. Quella somma garantirebbe la copertura di un bel pezzo di un budget da squadra di medio livello in A. L’alternativa potrebbe essere la nascita di un nuovo soggetto, sempre con il nome Virtus nella ragione sociale, pronto a riaccendere il cuore della gente. E’ vero che bisognerebbe ripartire dalla D, ma è altrettanto vero che di scorciatoie potrebbero essercene. Si sussurra nell’ambiente cittadino che la Petriana, storica squadra capitolina che se fosse partito partecirebbe al campionato di C Gold, starebbe pensando a un progetto di rinascita. Sulla sua panchina siede come coach, dopo aver smesso di giocare, Alessandro Tonolli, 21 anni di splendida carriera con la canottiera della Virtus di cui è stato anche capitano, cucita addosso. «Far rinascere la Virtus?» ha dichiarato qualche giorno addietro Tonno «se ci fosse la possibilità non mi tirerei indietro».

Quanto basta per far sognare gli appassionati.

Esiste poi la possibilità che, semmai qualche imprenditore si palesasse, si possa tentare la strada che porta l’acquisizione di un titolo sportivo di A2 in cui far confluire la nuova denominazione griffata Virtus. Tanti club della seconda serie nazionale sono comunque partiti per l’avventura incerta di questo campionato, ma le casse di molti boccheggiano e le possibilità sarebbero di un buon fine dell’operazione sarebbero molte. Si vedrà. La cosa certa è che se la Virtus, originale o nuovo soggetto, proverà a rinascere ci sarà bisogno di romanità e virtussinità al suo interno. «Sarei prontissimo a dare una mano, con i miei consigli e la mia esperienza, quelli che in questi anni nessuno ha mai chiesto», parole e musica del vate Valerio Bianchini. Uno che dalla panchina la storia della Virtus l’ha fatta con le vittorie.


Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Gennaio 2021, 10:02
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