Kobe Bryant morto con la figlia di 13 anni, è precipitato con il suo elicottero: la leggenda Nba aveva 41 anni. Con loro altre 7 persone

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Morto Kobe Bryant: choc nello sport. La star della Nba Kobe Bryant è morto in un incidente di elicottero in California, nella contea di Los Angeles. Lo riporta il sito Tmz. Secondo quanto riporta Tmz Bryant era a bordo del suo elicottero privato con almeno altre 8 persone, compreso il pilota. Anche Gianna Maria, la figlia di 13 anni, è morta nell'incidente. Il velivolo ha preso fuoco una volta precipitato e inutili sono stati i soccorsi. La moglie Vanessa non sarebbe tra le vittime. Gianna Maria era la primogenita di Kobe e la moglie Vanessa, ed era un astro nascente del basket femminile. Ultimamente era stata ripresa in atteggiamento affettuoso col padre tra il pubblico di una partita dell'Nba. A bordo con loro anche un'altro giocatrice, Alyssa Altobelli, morta con il padre John Altobelli, 56enne coach di baseball dell'Orange Coast College, e la madre nello schianto dell'elicottero di Kobe Bryant. Era una compagna di squadra di Gianna Maria.

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COSA È SUCCESSO
Era una mattinata nebbiosa sulla contea di Los Angeles, e un elicottero decollato da pochi minuti improvvisamente perde colpi, si avvita su sè stesso e precipita, schiantandosi su una una zona collinosa e boschiva. Mentre i soccorsi erano ancora in azione, tra un fumo denso e le fiamme, il sito Tmz sgancia la notizia bomba: a bordo c'erano cinque persone tra cui la leggenda del basket Kobe Bryant, tutti morti. In pochi secondi la notizia fa il giro del mondo, ma ancora in molti sperano che non sia così, che ci sia un errore. Ma man mano che passano i minuti però, pur senza una conferma ufficiale, tutti i principali media americani sono in grado di confermare la tragedia: a schiantarsi nella boscaglia è stato proprio l'elicottero personale di Bryant, quello con cui il campionissimo amava spostarsi sempre, anche ai tempi degli allenamenti con i Lakers. Insieme a lui sul velivolo anche la figlia maggiore Gianna Maria, 13 anni, astro nascente del basket femminile. Di loro campeggia su tutti i siti americani l'ultima gioiosa fotografia, un recente scatto che li ritrae abbracciati e sorridenti tra il pubblico di una partita dell'Nba.



L'America e l'intero mondo dello sport sono sotto shock. The Black Mamba, come era soprannominato Bryant, è considerato uno dei più grandi giocatori di sempre, un campione assoluto, dentro e fuori dal campo. Il suo ultimo tweet per congratularsi con un altro fenomeno, LeBron James, che proprio nelle ultime ore lo aveva scavalcato al terzo posto nella classifica dei migliori marcatori di tutti i tempi. Sui social il dolore di molti, fan, personalità dello sport, ma anche gente comune. Il presidente Donald Trump twitta: «Una terribile notizia». Sconcerto in tutto il mondo: «Riposa in pace campione dentro e fuori», twitta Francesco Totti. Incredulo Marco Belinelli: «Non può essere vero».Dell'incidente si sa ancora poco. Sembra che Kobe e la figlia Gianna Maria si stessero dirigendo per una sessione di allenamenti alla Mamba Academy, l'accademia di basket da lui fondata. I testimoni raccontano di aver sentito il motore dell'elicottero perdere giri. Una volta caduto il velivolo ha preso immediatamente fuoco e questo ha reso più difficile l'intervento dei soccorsi, così come la zona impervia. La polizia indaga sulle cause, ma ci vorrà ddel tempo per avere delle risposte.

KOBE, LEGGENDA DELL'NBA
Kobe Bryant è un'autentica leggenda del basket, nonché uno degli sportivi più conosciuti al mondo. L'ex cestista, morto in un incidente di elicottero, è considerato uno dei più grandi giocatori della storia della Nba. Nato a Filadelfia nel 1978, all'età di 6 anni si trasferì in Italia per seguire il padre Joe Bryant, anche lui cestista, che giocò a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia. 

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«Sono sconvolto, Kobe per me era un mito». Danilo Gallinari, campione di basket italiano da anni tra i giganti della Nba (in questa stagione gioca con gli Okhlahoma Thunders), contattato dall'ANSA riesce appena a comunicare il suo dolore per la morte di una leggenda dello sport mondiale come Bryant. «Sono esterrefatto - conclude -, non me la sento di dire altro».

Le autorità stanno indagano sulle cause che hanno provocato l'incidente di elicottero in cui la leggenda del basket americano Kobe Bryant ha perso la vita in California. Alcuni scatti mostrano una lunga colonna di fumo in una zona collinosa della contea di Los Angeles. Bryant lascia oltre alla moglie Vanessa aveva quattro figli: Gianna, Natalia, Bianca e il neonato Capri. La leggenda Nba utilizzava abitualmente il suo elicottero privato per viaggiare. Era noto per fare avanti e indietro da Newport Beach, California, allo Staples Center in DTLA.
 

IL DOLORE DI PETRUCCI: «STAR CHE AMAVA L'ITALIA»
«L'ho conosciuto con Ettore Messina tre anni fa, e avevamo concordato un suo impegno in Italia: quando gli comunicai che la sua sede sarebbe stata Roma, per un corso ai giovani, si emozionò: mi disse che ogni volta che si parlava dell'Italia e di Roma, gli si accapponava la pelle per la commozione»: Gianni Petrucci, presidente della Federbasket, è sconvolto al telefono con l'ANSA nell'apprendere la notizia della morte di Kobe Bryant, e ricorda così l'ex campione Nba cresciuto in Italia, dove il padre aveva giocato in varie società di alto livello. 

 
 
I RECORD DI KOBE BRYANT: 5 ANELLI NBA E 2 ORI OLIMPICI
Cinque titoli Nba, due ori olimpici e milioni di fans in tutto il mondo, ammaliati anche dal suo sorriso e dalla naturale simpatia. Kobe Bryant, detto Black Mamba, era tutto questo, un campionissimo del basket la cui scomparsa sconvolge oggi il mondo dello sport. Meglio di lui ha fatto solo Michael Jordan, che di anelli ne ha messi in bacheca sei, basta questo a far capire chi fosse quel bambino che papà Joe, a lungo giocatore in Italia, chiamò Kobe perché andava pazzo per quel tipo di carne giapponese, «di una tenerezza incredibile». Kobe amava profondamente l'Italia essendoci cresciuto: a Rieti lo ricordano ancora quando stava tutto il giorno con il pallone a spicchi in mano e attraversava la Terminillese per andare a giocare al campetto degli Stimmatini, o per accompagnare il padre agli allenamenti. Anche a Reggio Emilia lo amavano, e lì aveva ancora tanti amici. La passione era ricambiata, perché Kobe adorava l'Italia, di cui parlava perfettamente la lingua, al punto da tornarci spesso per le vacanze: Positano e Capri le sue mete preferite e non è un caso che una delle sue quattro figlie sia stata chiamata come l'isola prediletta. Dall'Italia Kobe aveva preso anche la passione per il calcio, e infatti tifava Milan per via dell'innamoramento, rivelò una volta durante i Mondiali in Sudafrica che seguiva dal vivo e da appassionato, per la squadra di Gullit, Van Basten e Sacchi «che mi ha tanto affascinato quand'ero un ragazzino». Sul campo non aveva rivali, al punto da essere capace di far tornare all'antica grandezza, quella dei tempi di 'Magic' e Worthy, i Los Angeles Lakers, l'unica squadra per la quale ha giocato e che lo prese quando era ancora un liceale. Sotto la guida del guru Phil Jackson, già artefice dei trionfi di Chicago, e pur non andando d'accordo con l'altra superstar Shaquille ÒNeal, era riuscito a far tornare i gialloviola all'antica grandezza, allenandosi anche di notte e giocando come quando era bambino: voleva sempre la palla in mano e raramente sbagliava una mossa, come quando segnò 81 punti contro Toronto, vincendo da solo. Quando si è ritirato nel 2016 i Lakers gli hanno riservato una serata speciale e ritirato le due maglie con i numeri 8 e 24, quelli usati da Kobe, emozionatissimo quella sera, quando 'Magic' Johnson tenne a sottolineare che era proprio Byant, e non lui, il più grande nella storia del team californiano. Non aveva scalfito la sua immagine nemmeno un'accusa di stupro poi archiviata, e Los Angeles lo aveva incoronato non solo come campione sportivo: Kobe non poteva fare a meno di vincere e nel 2018, alla 90/a cerimonia degli 'Academy Awards', si era preso l'Oscar del miglior cortometraggio animato, per la versione sullo schermo della lettera con cui aveva dato l'addio alla pallacanestro, «Dear Basketball» realizzata insieme all'animatore della Disney Glen Keane. Una vera e propria dichiarazione d'amore, che ora acuisce il dolore dei tifosi di tutto il mondo. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Gennaio 2020, 12:05
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