La Partita infinita, dieci anni dopo a Wimbledon: Isner-Mahut si concluse dopo 11 ore di gioco, dopo 3 giorni e 70-68 al quinto set

La Partita infinita, dieci anni dopo a Wimbledon: Isner-Mahut si concluse dopo 11 ore di gioco, dopo 3 giorni e 70-68 al quinto set

di Marco Lobasso
Dopo mesi di lockdown, giuriamo e spergiuriamo di rivederla tutta in tv. Noiosa, ripetitiva, prevedibile eppure entrata nella leggenda: oggi, dieci anni fa, iniziava a Wimbledon la Partita infinita. L’americano Isner e il francese Mahut entravano in campo alle 14,07 in un match di primo turno che a molti sembrò apparire banale, di routine; invece, stava per entrare diritto nella storia del tennis mondiale. Tre giorni per portare a termine quella partita (due interruzioni per oscurità), undici ore e cinque minuti di gioco e l’incredibile risultato di 6-4, 3-6, 6-7 (7), 7-6 (3), 70-68 a favore di Isner. Una "pazzia calma", diventata per tutti la Partita infinita. Strano che non ci abbiano fatto ancora libri, serie tv e film, oppure siamo noi, disattenti che non ce ne siamo accorti. Resta il fatto che quell’incontro di tennis tra il 23 e il 25 giugno 2010, sull’erba londinese è diventato uno dei match più incredibili e ricordati di sempre. L’Europa, figuratevi la placida Inghilterra, si stava avviando verso la più grande crisi economica da dopo la seconda guerra mondiale (e nessuno avrebbe immaginato che sarebbe stata poca cosa a confronto di questo nostro 2020, l’anno horribilis del Covid-19). I londinesi mangiarono chili di fragole con panna pur di non perdersi la fine di quel match. Perché una fine ci sarebbe stata, anche se in certi momenti, soprattutto in quell’incredibile quinto set concluso 70-68, ci furono attimi di sgomento generale. E alzi la mano chi allora non pensò almeno una volta che quella partita non sarebbe finita mai più e i due contendenti sarebbero stramazzati sull’erba senza più forze. Noi lo pensammo. Invece, vinse il gigante Isner (un lungagnone di oltre due metri), contro l’elegante Mahut che per quell’occasione tirò fuori una tigna e un carattere che erano sconosciuti anche agli appassionati della sua amata Francia. I due i abbrcciarono sfiniti, sorrisero. Non erano fuoriclasse ma due buoni giocatori professionisti che in quell'istante avevano capito di essere entrati incredibilmente nella storia del Grande Tennis. Non si contarono i match point annullati; si contarono, quelli sì, gli ace dei due “gladiatori” della Partita infinita: Isner arrivò a 112 ace, un record che nessuno più potrà superare, Mahut “solo” a 105. Dopo quel match la tradizionalista Inghilterra cambiò in fretta e furia le regole di Wimbledon. Un clamoroso stravolgimento: dal 2011 sull’erba londinese al quinto set si gioca il tie break per chiudere l’incontro: sul 12-12, non sul 6-6, ma comunque un tie break. Mica poco per gli inglesi…
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Giugno 2020, 12:51
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