Sofia Goggia, il docu-film sull'Olimpiade e il recupero: «La medaglia di Pechino la mia cosa più grande»

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di Luca Uccello

Mano sinistra fasciata dopo l'infortunio che non ha impedito a Sofia Goggia di vincere ancora. Vincere la discesa libera di St. Moritz. Un’altra impresa. Una delle tante. Sofi si presenta così negli studi Sky. Con il suo solito contagioso sorriso, la sua simpatia. Con eleganza e stile come quando vola con gli sci ai piedi. Perché per lei volare significare andare veloce. L’occasione per incontrarla è quella del docu-film sul suo incredibile recupero: “23 giorni. Il miracolo di Sofia Goggia”, che sarà in onda dal prossimo 30 dicembre. Un’ora di ricordi, emozioni forti dall’infortunio del 23 gennaio scorso nel super gigante a Cortina fino all’inizio delle Olimpiadi a Pechino dove ha perso l’oro per 16 centesimi, dove ha vinto l’argento nella discesa libera. «Se io non rischio per le cose in cui credo davvero, rischierò mai per qualcosa? Le cose in cui credo sono poche, le Olimpiadi era una di queste». Già.

Quanto c’è di follia o di sfortuna in quello che le è successo?

«La sfortuna non esiste, di certo ho un dono particolare nel trovarmi in situazioni alquanto bizzarre…».

Se non si fosse fatta male così tante volte, oggi Sofia Goggia sarebbe…

«Sarei sciatrice più vincente e sana».

Come si fa a risalire sempre la montagna come ha fatto lei tante volte?

«Quando ho le spalle al muro tiro fuori una determinazione, una grande forza di volontà, una concentrazione tale che rimpiccioliscono il mio focus e vado a prendermi quello che voglio…».

A St. Moritz è successo la stessa cosa?

«Psicologicamente mi sono detta: ho vinto un argento alle Olimpiadi su una gamba sola, non mi posso fermare per una mano. Quindi a St. Moritz sono sempre stata molto tranquilla e non ho mai messo in discussione la mia partecipazione alla gara»

Nel docs-film si è detta ancora molto affamata di vittorie. Dove vuole arrivare?

«Questa volevo fosse la stagione della continuità e nonostante l'incidente alla mano per ora sto confermando gli obiettivi iniziali.

Voglio cercare di conquistare punti pesanti nella velocità e arrivare in forma ai Mondiali».

Per riuscirci cosa deve fare?

«Vorrei vincere nelle piste dove non ho mai vinto, in particolare Garmisch perché mi piace molto anche se quest'anno non è in calendario. Poi c'è Meribel dove ci sono i Mondiali, ma gennaio è un mese molto lungo».

Senza goggiate però...

«Le 'goggiate' mi hanno spesso impedito di vincere tante gare, ora sto cercando di essere più stabile e il lavoro che sto facendo una duplice matrice: a livello personale e tecnico. Lo sci è uno sport in cui si vince sul filo dei centesimi e a volte i dettagli fanno la differenza. Ho avuto dei momenti in cui non riuscivo a trovare l'equilibrio, perché sono molto razionale ma allo stesso tempo istintiva. Ma se si trova la ricetta giusta può sempre uscire qualcosa di buono».

L’obiettivo è la Coppa generale?

«Attualmente ho una media di 78 punti a gara, non sono una sciatrice polivalente ma certamente la più dominante in una singola disciplina. Quindi, vediamo…»

Lei non è mai pienamente soddisfatta...

«Vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto. Per questo cerco di vedermi da fuori, di modo da vedermi sempre meglio».

Anche a Pechino l'ha vissuta così?

«Quella di medaglia di Pechino resterà la cosa più grande della mia carriera»


Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Dicembre 2022, 17:30
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