Rugby, l'Inghilterra batte l'Italia 52-11
agli azzurri di Parisse il Cucchiaio di legno

L'Inghilterra batte l'Italia 52-11 agli azzurri il Cucchiaio di legno

di Paolo Ricci Bitti
ROMA - Travolta da 7 mete inglesi, a malapena in partita per 20 minuti, l’Italia scomparsa dall’orizzonte del Sei Nazioni: cinque partite, cinque sconfitte, quinto cucchiaio di legno in 16 edizioni e soprattutto una domanda che toglie il respiro. Dove sono finiti gli azzurri che appena 12 mesi, su questo stesso prato, mettevano sotto con forza e classe i francesi e gli irlandesi? In un anno la squadra si è sciolta come un savoiardo in un caffè amarissimo. Anche a Roma, come a Dublino, si sono fronteggiate due squadre provenienti da galassie diverse, con l’estremo Brown di certo leader di una generazione forgiata per vincere la prossima Coppa del Mondo, nel 2015 in Inghilterra.

L’incapacità dell’Italia di combinare qualcosa con quei palloni conquistati è stata imbarazzante.



Dominati in touche e negli impatti, fino al 47’ agli azzurri non era restato che una sola ciambella di salvataggio: la mischia chiusa. Che poi portasse vantaggi effettivi il possesso guadagnato facendo indietreggiare gli avversari è un altro discorso, ma intanto almeno lì gli inglesi dovevano metterci l’anima, sprecare energie. Poi al 7’ della ripresa, iniziata sul 6-24, il ct Brunel ha cambiato i piloni Aguero e Cittadini inserendo Rizzo e De Marco. Era previsto, ma non così presto, non quando almeno in quel settore (ovvero l’unico) l’Italia poteva respirare. E di lì sono crollate anche le certezze sul pack in cui il rientro di Parisse non è bastato a rivitalizzare un reparto, le terze linee, in cui ci eravamo fatti un nome grazie a talenti come Zanni, ahinoi adesso in officina. Dal 52’ al 67’, un quarto d’ora, abbiamo subito tre mete, anche in prima fase. Esagerata la facilità con cui i bianchi sono filtrati. Sul 6-45 la fiammata di Sarto, ancora lui, capace di intercettare un molle passaggio di Launchbury e volare in meta: 11-45. Almeno si era riusciti a rovinare il piano degli inglesi che dovevano vincere con 49 punti di vantaggio per sperare di vincere il Sei Nazioni.



Ma è ben poca soddisfazione. Per provarci, gli azzurri ci hanno provato per tutto il match ma senza palla in questo gioco non si va da nessuna parte. E anche il loro ultimo, encomiabile, attacco da dietro i pali a sirena suonata è finito con una meta di Robshaw. Il carattere, almeno un po’, in questa nazionale c’è. Manca tutto il resto e per il ct Brunel l’opera di ricostruzione pare davvero titanica. Al tempo stesso titanica è la folla che segue gli azzurri: a prescindere, diretto chi ha fatto il militare a Cuneo. Dopo un ko da 7 mete a una, con lo stadio in festa e pieno come un uovo (72.800 fedeli), gli azzurri hanno fatto un giro di campo per salutare i tifosi dai quali sono stati applauditi. Consolante? Pochissimo, ma meglio del niente visto fino a quel momento.



Italia-Inghilterra 11-52 (6-24)

Marcatori. Italia 1 m. 68’, 2 c.p. 6’ 22’ Orquera. Inghilterra: 7 m. 12’ e 38’ Brown 31’ Farrell 52’ Nowell 61’ Vunipola 67’ Tuilagi 81’ Robshaw; 1 c.p. 10’, 7 tr. Farrell.

ITALIA: McLean; Esposito, Campagnaro, Garcia (72’ Masi), Sarto; Orquera (42’ Allan), Tebaldi (66’ Gori); Parisse (cap.), Barbieri, Furno (56’ Derbyshire, 61’ Biagi); Bortolami, Geldenhuys; Cittadini (46’ De Marchi), Ghiraldini, Aguero (46’ Cittadini 72’ Cittadini).

A disp. Giazzon

INGHILTERRA: Brown; Nowell, Burrell (53’ Tuilagi), Twelvetrees, May; Farrell, Care; Morgan, Robshaw (cap.), Wood; Lawes, Launchbury; Wilson, Hartley (52’ Young), Vunipola (75’ MUllan).

ARBITRO: Pascal Gauzere (Francia).








Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Marzo 2014, 16:33