Il mito azzurro De Giorgi affronta Milano: "Squadra imprevedibile, il mio Civitanova dovrà evitare rischi"

Il mito azzurro De Giorgi affronta Milano: "Squadra imprevedibile, il mio Civitanova dovrà evitare rischi"

di Massimo Sarti

Da giocatore racchiudeva sapienza pallavolistica in 178 cm di altezza, anche se un suo muro sul gigante russo di 215 cm Stas Dineikin nella finale di Coppa Italia del 2002 fece epoca. Da allenatore è, causa pandemia (i titoli sono del 2019), ancora campione d'Italia, d'Europa e del Mondo con la Lube Civitanova, che incontrerà nelle Marche l'Allianz Powervolley Milano domenica (ore 18) nel big-match della settima giornata della SuperLega di volley. Il piacevole botta e risposta con Ferdinando “Fefé” De Giorgi parte da qui.

Civitanova capolista, Milano terza: che partita sarà?

Contro di noi (sorride, ndr) tutti cercano di dare il massimo. Abbiamo avuto una settimana per lavorare e per migliorare quello che ancora deve essere aggiustato. Ci avviciniamo al match fiduciosi. L'infortunio di Kovar? Non credo ci sarà.

Come giudica il cammino dell'Allianz Powervolley?

Ha ottimi elementi. Sta facendo bene nonostante abbia cambiato molto. Abbiamo molto rispetto di Milano, come di tutti i nostri avversari.

Sarà un duello tra Civitanova e Perugia, con staccate tutte le altre?

Assolutamente no. Questa SuperLega è di altissimo livello, un livello che si è ulteriormente alzato. Siamo all'inizio e molte squadre devono ancora trovare i giusti meccanismi.

“Fefé” De Giorgi, da giocatore e da tecnico, è sinonimo non solo di vittorie, ma anche di simpatia e di feeling con gli appassionati.

Che non possono però ora riempire i palazzetti...

Infatti. I 200 spettatori di domenica scorsa contro Padova mi sono sembrati 5.000. Finalmente abbiamo potuto vedere qualcuno (altro sorriso, ndr). Dobbiamo tutti essere bravi a resistere, ad apprezzare giorno per giorno quello che c'è. Senza pensare a quello che manca. Anche se non è facile, soprattutto pensando alle restrizioni per lo sport giovanile. Sport di cui i ragazzi hanno bisogno.

Quasi 30 anni fa (28 ottobre 1990 la finale con Cuba) stava per conquistare il primo Mondiale della “Generazione di fenomeni”. Eravate in Brasile e l'Italia seppe battere anche la bolgia del Maracanazinho...

Tutti ricordano soprattutto la finale con Cuba, ma la vera svolta fu il 3-2 semifinale con il Brasile. Perdemmo il primo set, che fu letteralmente vinto dal pubblico. Poi riuscimmo a risalire. Se ci rendevamo conto di aprire un ciclo? Eravamo concentratissimi sul presente, consci dell'occasione storica di poter concretizzare un gran lavoro di gruppo.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Ottobre 2020, 07:00
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