Mbandà da rugbista a Cavaliere della Repubblica: premiato da Mattarella per il volontariato in ambulanza

Mbandà da rugbista a Cavaliere della Repubblica: premiato da Mattarella per il volontariato in ambulanza
Da rugbista a Cavaliere al merito della Repubblica: è una delle storie più belle del giorno quella del 27enne Mata Maxime Esuite Mbanda, rugbista romano, nato da padre congolese e madre italiana, che rientra oggi tra gli insigniti dell'onoreficenza data dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il 27enne, terza linea delle Zebre Rugby Club e della Nazionale, è stato infatti un volontario sulle ambulanze per l'Associazione Seirs Croce Gialla di Parma, in questa emergenza coronavirus che ha visto l'Emilia Romagna tra le zone più colpite dalla pandemia.

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«Sono stati i 70 giorni più impegnativi della mia vita - scrive su Instagram, commentando il riconoscimento con cui è stato premiato - ho trasportato più di 100 pazienti, fatto turni massacranti dove pranzavo alla sera, perché non potevo togliermi quella tuta per non rischiare di contagiarmi finanche non venivo sanificato. Durante il periodo più intenso ho pianto la sera, sfogandomi per quello che vedevo durante il giorno e a cui non ero abituato, non riuscivo a prendere sonno la notte nonostante fossi distrutto e mi sono ritrovato anche a svegliarmi alle 3 del mattino tutto bagnato per poi scoprire che mi ero fatto la pipì addosso».



«Quella tuta - racconta - è stata cosi tanto la mia seconda pelle in questi due mesi che una volta dopo ore di servizio (e per fortuna avevo finito l'ultimo trasporto della giornata) non sono riuscito a trattenermi e me la sono fatta sotto, di nuovo. Pensavo di avere problemi, stavo vivendo una seconda infanzia, in pratica, ma semplicemente non stavo rispettando il mio corpo. Volevo essere in servizio il più possibile e mi sentivo addirittura in colpa quando non ero in Croce Gialla ad aiutare gli altri volontari. Detto questo, rifarei tutto dall'inizio».



«Anzi - aggiunge il rugbista -, ho ammesso più volte in questo periodo di essermi pentito di non aver iniziato prima e consiglierò d'ora in poi a chiunque di provare a svolgere dei servizi di volontariato e di cercare di percepire le emozioni che lascia, che sono imparagonabili con qualsiasi altra esperienza.
È giusto pensare ai soldi ed alla sopravvivenza nella vita, ma a volte fare qualcosa senza pensare ad una retribuzione ma facendola partire dal cuore ha un sapore che per me è paragonabile a quello di un tiramisù, il mio dolce preferito». «E spero che, chiunque mai si possa trovare a bussare alla porta di un'associazione, trovi dall'altro lato delle persone splendide che lo accolgano come una persona di famiglia come è stato per me qui alla Seirs Croce Gialla di Parma» conclude. 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Giugno 2020, 16:05
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