Prada Cup, Torben Grael: «Luna Rossa può crescere ancora molto»

Prada Cup, Torben Grael: «Luna Rossa può crescere ancora molto»

di Francesca Lodigiani

Torben Grael, brasiliano, 60 splendidi anni compiuti a luglio, appartiene a una famiglia di velisti da almeno tre generazioni. Fu il nonno, ingegnere minerario danese arrivato in Brasile per lavoro, a far appassionare i nipoti alla vela. Grael è uno dei velisti che più hanno vinto al mondo, a cominciare da cinque medaglie (due ori) prima in Soling e poi Star, la regina delle Classi Olimpiche al 2012, una barca con la quale continua a correre con gli scafi italiani del Cantiere Lillia. Velista poliedrico, ha partecipato come tattico a due edizioni di Coppa America con Luna Rossa insieme al timoniere Francesco De Angelis, compresa quella del 2000 con Luna Rossa Silver Bullet, in cui col team e Patrizio Bertelli alzò al cielo la Louis Vuitton Cup. Grael ha fatto anche vela oceanica. Una prima Volvo Ocean Race, il giro del mondo a tappe in equipaggio, con Brasil 1, e poi, al comando di Erikson, la vittoria dell’edizione 2008/2009. E’ tanto celebre che a Rio la torcia olimpica, arrivando via mare, l’hanno portata lui e il fratello Lars, altra leggenda la cui carriera olimpica - due bronzi in Tornado a Seul ’88 e Atlanta ’96 – si è interrotta quando un motoscafo l’ha investito in allenamento facendogli perdere una gamba. Impegnato nel sociale, Grael da 23 anni si occupa col Progetto Grael della formazione di ragazzi con disagio sociale, è ct della squadra brasiliana. Sposato con Andrea, Grael ha due figli Marco e Martina, entrambi olimpionici in 49er. Martina, classe 1991, ha già un oro e un mondiale nel suo CV .
Un giudizio a caldo sull’incidente di American Magic. 
«Con barche così tirate in quelle condizioni bisogna essere molto attenti. Luna Rossa si è allenata a Cagliari, è più preparata per condizioni dure». 
Cosa significano per lei Auckland e Luna Rossa? 
«Anni molto importanti per la mia vita e la mia carriera di velista. Una “maraviglia”, c’è nostalgia».
Cosa pensa dell’America’s Cup con gli AC75? 
«Regate emozionanti con salti e cambi di posizione. Sono oggetti moderni, evoluti, nuovi, che col tempo si affineranno. Sono impressionato da come già vadano bene». 
Cosa pensa di queste regate corse in un rettangolo virtuale di 1.5 km x 3,5 km? 
«Fa parte dello stadium racing. E’ vela ed è regata molto interessante se, come in questo caso, i concorrenti sono due e veloci. Favorisce i cambi di posizione». 
Quanto conta l’uomo nei nuovi AC75? 
«Guardando Ineos e Luna Rossa, barche secondo me equivalenti, sono i velisti a contare. La regata di ieri per esempio: Luna Rossa è partita meglio, Ineos ha saputo sfruttare di più alcune opportunità e la fortuna. Nella prova annullata Luna Rossa era bene in testa. E avrebbe potuto vincere anche la seconda». 
Un flash sui 4 team... 
«Ineos é diventata la barca da battere. Come Luna Rossa ha potenziale di miglioramento. La sua afterguard è fortissima perché Ben (Ainslie) e Giles (Scott) hanno una gran fiducia l’uno nell’altro. Luna Rossa potrebbe avere qualche punto in più. Ha ancora molto da giocare. American Magic ha deluso dopo la solidità mostrata a dicembre. I neozelandesi ? Forti che tirano a nascondersi…».
Cosa pensa dei 12 Metri che qualcuno rimpiange? 
«Sono cose diverse. Quando la Coppa si correva con loro erano le barche più moderne che ci fossero.Oggi sono affascinanti e io ho avuto la fortuna di correre in America a un mondiale sul Kookaburra con Patrizio Bertelli. Ci siamo divertiti moltissimo. Ma la Coppa America è ed è sempre stata avanguardia». 
Le barche del cuore di Torben Grael? 
«La Star, che mi piace tantissimo con le sue regate toste, e il Volvo 70 con cui ha fatto il giro del mondo, barca stupenda».
La rivedremo in Coppa America? 
«Non lo so, mi piacerebbe, è un trofeo che non ho mai vinto.

Oggi c’è poco spazio però, perché a bordo 2/3 dell’equipaggio di 11 gira le maniglie per pompare olio e creare energia».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Gennaio 2021, 07:30
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