Margherita Panziera a Il Messaggero Tv: «Io come Mulan, principessa e guerriera»

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di Gianluca Cordella
Ha cominciato a nuotare a 4 anni e da allora non ha mai abbandonato la vasca, lunga o corta che fosse. Ha scelto il dorso «perché potevo respirare quando volevo» e ne ha fatto la sua specialità. Ha vissuto alti e bassi fino al 2018, l’anno zero di Margherita Panziera. In cui si è messa al collo 4 ori ai Giochi del Mediterraneo, ha centrato il titolo europeo nei 200 dorso con record della manifestazione e ha aperto la stagione 2018/2019 con il titolo italiano in vasca corta.
Si aspettava questo exploit?
«Sinceramente no. È come se tutto il lavoro fatto da quando ho iniziato a nuotare abbia dato tutti i propri frutti in un colpo solo».
L’11 dicembre scattano ad Hangzhou, in Cina, i mondiali in vasca corta. Non si aspetta nulla nemmeno da quelli?
«La vasca corta non è il mio forte però nei 200 ho il quarto tempo in start list quindi la finale è sicuramente un obiettivo. Poi bisogna vedere cosa fanno le altre».
Che hanno nomi importanti.
«Davanti a me ci sono l’australiana Seebohm, l’americana Baker e la Hosszu, la lady di ferro ungherese, che è tosta davvero».
In tutto questo a ottobre ha trovato anche il tempo per laurearsi in economia aziendale.
«Ho iniziato a pensare alla carriera da atleta verso la fine del liceo. Volevo andare a Padova a fare ingegneria. Poi prima della maturità ho iniziato ad andare bene nel nuoto e i miei genitori mi hanno incoraggiato a trasferirmi all’Aniene. Ma la laurea è sempre rimasta un mio sogno. Ora continuo: sono alla Luiss a fare la magistrale in Marketing».
E si è laureata con una tesi sull’impatto delle Olimpiadi per una città. Riferimenti a Roma 2024?
«È stata una delle molle che mi ha spinto a scegliere questo argomento. Volevo spiegare che le Olimpiadi sono investimenti a lungo termine e, in quanto tali, devono essere gestiti in maniera consapevole. E questo è il messaggio che forse non arriva alla gente. Spesso sento fare l’esempio di Atene ma lì il problema era che sono stati sprecati 9 miliardi di euro in impianti che non sono stati mai più utilizzati». 
Dal sogno sfumato di Roma 2024 a quello concreto di Tokyo 2020. 
«Ora il calendario dice mondiali in vasca corta in Cina, poi in estate mondiali in vasca lunga in Corea e chiudiamo la stagione. Poi cominceremo a pensarci».
Alle avversarie del dorso si è aggiunta Federica Pellegrini.
«Federica è una stileliberista che fa grandi tempi a dorso e solo questo dà la misura del suo talento. Non è per tutti il passaggio tra questi due stili». 
Torniamo all’exploit. Cose le ha fatto cambiare marcia rispetto al passato?
«Dal 2017 ho deciso di andare in acqua come se non mi importasse dei risultati. E ho iniziato a vivere anche gli allenamenti più serenamente. Prima in gara andavo un po’ nel panico, avevo paura di staccarmi al primo 50, andavo subito a tutta e poi non ne avevo più. Adesso ho imparato a gestire il ritmo gara». 
Ha battuto l’ansia?
«No, ansiosa lo sono sempre. Però prima mi condizionava di più. Quando le cose iniziavano ad andare male entravo in un circolo vizioso: più andava male e più aspettavo con ansia la gara successiva. Vivevo male anche gli allenamenti. Il 2016 poi è stato un anno complicato. Prima ho preso mononucleosi e citomegalovirus, poi, dopo Rio, ho iniziato a soffrire anche di disturbi alimentari. Ne sono uscita imparando a vivere le cose con più distacco». 
Ha ancora dei punti deboli in vasca?
«Le virate e le fasi subacquee. La nuotata invece è il punto forte». 
E fuori dall’acqua?
«Sono determinata e ambiziosa. Il punto debole, si è capito, è l’ansia».
È fidanzata con Simone Ruffini, azzurro del fondo. Quanto è importante avere come compagno un collega?
«Moltissimo. Capisce esattamente i miei ritmi, la mia fatica. Spesso arriviamo al weekend stremati dalla settimana e ci va bene stare in casa a guardare la tv mentre magari molti nostri coetanei vanno a ballare». 
Non c’è il rischio che si finisca a parlare sempre di nuoto?
«No, parliamo di un sacco di cose ma quasi mai di nuoto».
Sui social suoi e di Simone vedo foto di EuroDisney, costumi di Batman, calzini di Superman...
«Il mondo fantasy ci appassiona. Simone adora i supereori della Dc Comics, io quelli della Marvel. Io sono malata per le principesse Disney, lui è più un tipo da Pixar. E ci piace andare al cinema».
Se lei fosse una principessa Disney e Simone un supereroe?
«Lui Batman, il suo preferito. Io Mulan, una tipa tosta, una guerriera». 
Mi racconta Margherita attraverso i tatuaggi? Partiamo dal leone sulla schiena.
«Me lo ha regalato lo scorso anno Simone per Natale. È il mio segno zodiacale e mi ricorda sempre di essere forte e orgogliosa di chi sono».
Tatuaggio numero 2: i cerchi olimpici. 
«Da piccola sognavo “se mai andrò alle Olimpiadi mi farò tatuare i cinque cerchi”. E dopo Rio l’ho fatto. Mi piace che i tatuaggi mi raccontino».
Ne farà altri?
«Volevo farne uno con mia sorella, uguale o complementare. Siamo molto legate, lei è più piccola, ha nuotato fino a 15 anni, poi è passata all’atletica e adesso fa la vita universitaria».
Un’altra dottoressa Panziera, insomma, è in arrivo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Dicembre 2018, 09:00
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