Federer re a 36 anni, meritiamo tanta maestria ed eleganza?

Federer re a 36 anni, meritiamo tanta maestria ed eleganza?

di Alvaro Moretti
Emozionato, commosso come quando vedi il tuo centravanti che segna il gol decisivo nel derby: perché mi sentivo così ieri all’ora di pranzo guardando le lacrime di Roger Federer, a me che non sono un gran tifoso del tennis? Mi sono goduto il momento per un po’, poi ho cominciato a pensare: non è la longevità di per se’, non basta.

Capisco l’enormità dell’impresa: rivincere uno Slam, Australian Open, dopo 5 anni, a 36 anni; l’impennata che frena l’inevitabile declino dell’atleta anziano. Il confronto, vintage, con Nadal evitava la banalità del vecchio che batte il bambino: Rafa è un compagno di tennis da una vita, l’antidio (perché Roger del tennis è divinità; Rafa un umano, intelligente e forte nel fisico).

Alla fine credo di aver trovato la chiave: a me serve poter pensare anche oggi, di fronte a tante esibizioni ignoranti ed esaltazioni del non sapere, che invece vince il più bravo; che il maestro resta maestro e l’allievo impara. Federer è sapienza del tennis, adatta la sua classe alla necessità con perizia ed equilibrio, senza altri fronzoli che non siano la bellezza superiore del rovescio che ieri ha accompagnato Nadal verso la sconfitta.

Ed è gentilezza, Roger: alla fine dire, come lui ha fatto (convinto, sincero), che un pareggio avrebbe premiato tanta differente espressione di tennis senza scontentare nessuno è arte così controcorrente. Nello sport, ma - fateci caso - anche oltre. Così penso di essermi emozionato per la sua superiorità che - dopo tanti accidenti, ma anche tanta costanza e accettazione di ogni verdetto - veniva tifata da tutti ancora una volta. Eletto, nuovamente, Presidente del Tennis senza dietrologia: puro, competente e vincente. Avevo bisogno di tutto questo, gli AusOpen e Federer me l’hanno regalato.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Gennaio 2017, 08:49
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