Simona Quadarella medaglia d'oro a Budapest: «Per chi è abituato a fare sport stare fermo è difficilissimo»

Simona Quadarella, medaglia d'oro a Budapest: «Per chi è abituato a fare sport stare fermo è difficilissimo»

di Gianluca Cordella

Simona Quadarella sfoggia il sorriso, quello bello di chi ha appena vinto una medaglia d'oro. Campionessa europea degli 800, ieri a Budapest come a Glasgow 2018 (dove vinse anche 400 e 1500, ma in Ungheria ha appena cominciato...). Poi sul podio il sorriso sparisce: nulla di grave, colpa della mascherina di ordinanza che lo copre. Su quella della fuoriclasse romana campeggia l'hashtag #SalviamoLePiscine. Sul braccio destro una fascia bianca, segno di solidarietà nei confronti delle società sportive e dei gestori delle piscine al coperto in ginocchio dopo l'ennesimo posticipo, al primo luglio, della riapertura.

«Spero che le nostre medaglie possano essere un segnale di rinascita, un messaggio di speranza per tutti gli atleti, le società e i ragazzi che sono costretti a stare fermi».
Paltrinieri ha detto nei giorni scorsi che se non gli avessero permesso di nuotare da ragazzo sarebbe impazzito...
«Anche io. Da piccola ero peggio di adesso, dovevo andare a nuotare sempre, non c'era discussione. Anche quando stavo male mi inventavo di tutto con i miei genitori per andare in piscina. Per questo mi sento molto vicina a quei giovanissimi che adesso non possono farlo».
C'è il rischio concreto che qualcuno di loro, dopo uno stop forzato così lungo, possa lasciare? Con inevitabili ricadute sul futuro del nuoto che rischia il salto di generazione.
«Probabilmente sta già accadendo, per chi è abituato a fare sport stare fermo è difficilissimo. Spero che i nostri risultati li aiutino ad avere la forza per non mollare».
Che messaggio sente di mandare, soprattutto ai ragazzi che stanno vivendo questa situazione frustrante?
«Rischio di essere banale ma l'invito è di non cedere alla tentazione di lasciar perdere, di continuare ad avere pazienza. Questa situazione deve finire e allora sarà bellissimo per tutti ricominciare ad allenarsi, anche il doppio per recuperare il tempo perduto».
Con l'impossibilità di allenarsi e di gareggiare avete dovuto fare i conti anche voi azzurri lo scorso anno. Cosa ricorda di quel periodo di impotenza?
«Ho sofferto moltissimo per quello stop, quello del primo lockdown, anche perché, per quanto potessimo curare la parte atletica, per noi il lavoro in piscina è fondamentale. Anche per questo comprendo appieno la frustrazione di chi vive la situazione attuale».
Com'è stato, poi, riabbracciare l'acqua?
«Una sensazione indescrivibile.

Noi atleti siamo stati molto fortunati perché abbiamo avuto alle spalle le nostre società, l'Aniene nel mio caso, che ci hanno permesso di riprendere gli allenamenti e di continuare a lavorare in totale sicurezza».

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A proposito degli effetti del Covid sullo sport: un altro saranno le Olimpiadi di Tokyo che molto probabilmente si disputeranno senza pubblico. Se le immagina?
«Purtroppo questa è la realtà che ci portiamo dietro da mesi. Anche qui gareggiamo senza pubblico ed è, diciamo così, molto diverso. Non perdo la speranza che in Giappone alla fine possa aprirsi qualcosa, ma al tempo stesso la salute di tutti è la cosa principale. Se a porte chiuse sarà, proveremo a pensarci il meno possibile».
Quest'oro è una tappa importante del processo di avvicinamento a Tokyo. A che punto è?
«La preparazione procede molto bene. Diciamo che mi sento all'80%. Il tempo che ho nuotato (8'2023) è buono anche se, a essere sincera, speravo di riuscire a stare sotto l'8'20».
L'80 percento legittima ambizioni importanti anche per il resto degli Europei...
«Sì, abbastanza. Poi c'è sempre la scaramanzia...».

 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Maggio 2021, 11:05
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