Doping in Russia, Putin incontra le federazioni.
Schwazer: "Lo sapevo e l'avevo denunciato"

Doping in Russia, Putin incontra le federazioni. ​Schwazer: "Lo sapevo e l'avevo denunciato"

di Marco Lobasso
ROMA - Lo zar Putin convoca i capi delle federazioni sportive russe oggi a Mosca. Il Cremlino reagisce così al terribile report della Wada, che ha messo in ginocchio l'atletica russa e a rischio le Olimpiadi di Rio 2016.





Ieri altri attacchi: «Accuse infondate e senza prove», sostiene proprio il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Difesa immediata dalla Casa Bianca di Obama: «Non c'è motivo di dubitare della Wada». E Russia-Usa torna a essere una sfida politica, oltre che sportiva. Lo sport internazionale rischia di esplodere, con la politica pronta a intervenire. La Wada insiste e chiude il laboratorio antidoping di Mosca (con dimissioni immediate del suo direttore Rodchenkov), il Cio interviene a gamba tesa, al momento sulla carta, e annuncia di essere pronto a ritirare e poi riassegnare le medaglie vinte dagli atleti russi, nonché escludere gli stessi atleti dai prossimi Giochi.



E in questo scenario così incandescente ci pensa Alex Schwazer, il ”grande dopato” poi pentito dell'atletica italiana a gettare altra benzina sul fuoco: «I russi andavano troppo forte e non era normale, nel 2011 ne ebbi la certezza e lo dissi anche ai loro investigatori anti-doping». Tesi confermata anche dalla Procura di Bolzano, che indagò sul caso Schwazer. «Investigando ci rendemmo conto di non avere competenza territoriale su certi documenti importanti - spiega il procuratore Guido Rispoli -. Trasmettemmo il materiale alla Wada e credo che quei documenti possano essere parte del materiale che ha dato il via al clamoroso report contro la Russia».



Nell'inchiesta di Bolzano spuntò anche un database sospeso che ora torna prepotentemente di attualità. Tanto da far dire al medico Sandro Donati, consulente Wada e che ora sta allenando proprio il marciatore Schwazer per rilanciarlo verso Rio 2016: «Vediamo se la Iaaf e il suo presidente Coe faranno chiarezza su quel database, tra l'altro sequestrato a un medico italiano (Giuseppe Fischetto, ndr) che collabora proprio con la Iaaf».



In questa bufera doping, colpiscono anche le dichiarazioni dei tecnici italiani che lavorano in Russia. Ezio Gamba, ct dei russi e amico di Putin: «Lui userà il pugno duro, vedrete. Farà saltare tutti i responsabili». Venti di guerra all'orizzonte, quindi. E anche la Federatletica russa lancia messaggi poco rassicuranti: «La Iaaf sia prudente in questa storia della Wada. C'è un elemento di carattere premeditato».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Novembre 2015, 10:37
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