Coronavirus, la crisi del golf: calano i montepremi e i dubbi sugli eventi a porte chiuse
«Una Ryder Cup senza spettatori non è una Ryder Cup». Questo il verdetto di McIlroy, numero 1 del world ranking in una diretta Instagram. «A questo punto meglio rinviarla di un anno», il parere del nordirlandese. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Tommy Fleetwood, il player inglese che, in coppia con l'azzurro Francesco Molinari, a Parigi 2018 ha trascinato l'Europa al trionfo.
«Non mi sembra giusto - le dichiarazioni del britannico a GolfDigest - giocare un evento che ogni due anni richiama migliaia e migliaia di spettatori, a porte chiuse. Dalle star del golf europeo a Furyk, capitano in Francia della spedizione statunitense e assistente Usa nel Wisconsin al fianco di Steve Stricker. «L'energia trasmessa dal pubblico credo sia imprescindibile per un torneo simile. Fa trasparire l'emozione dei protagonisti e nascere grandi colpi. Un evento senza supporter non sarebbe giusto non solo per l'America che potrebbe contare sul fattore pubblico ma anche per l'Europa».
A un podcast del Connecticut, CT Scoreboard, Furyk spiega così le motivazioni che, a causa del coronavirus, dovrebbero portare gli organizzatori a optare per il rinvio al 2021 della Ryder Cup. La decisione finale dovrebbe arrivare entro la fine del mese di maggio. Ma i protagonisti europei, così come quelli americani, si sono già espressi. «No a un evento a porte chiuse».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Aprile 2020, 11:06
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