L'ipotesi di sferrare un attacco, di organizzare uno sprint, non è stata presa nemmeno lontanamente in considerazione. Da compagni, da atleti che fanno parte di uno stesso team e remano dalla stessa parte, il polacco e l'ecuadoriano hanno offerto una vera e propria passerella, un epilogo in parata che forse nemmeno il dirigente più ottimista dello squadrone britannico avrebbe preso in considerazione. È stato il fotofinish ad assegnare il successo di tappa a Kwiatkowski, la cui ruota è stata colta di qualche centimetro - ma per un puro caso - al di là di quella di Carapaz: l'ecuadoriano, vincitore del Giro d'Italia 2019 e oggi per il terzo giorno consecutivo protagonista di una grande fuga, si è consolato con la maglia a pois di miglior scalatore. Un arrivo da libro Cuore, andato in onda quasi a reti unificate in un'epoca in cui la caccia ai premi diventa sempre più frenetica e ossessiva nel mondo dello sport, non solo in quello del ciclismo. Un arrivo d'altri tempi, che avrebbe fatto venire la pelle d'oca anche al barone Pierre De Coubertin. Non importava vincere, sul traguardo di La Roche-sur-Foron, né arrivare secondo. Contava presentarsi al fianco del compagno e il ciclismo di arrivi come quello di oggi al Tour ne ha offerto già qualcuno: da quello che vide protagonisti Paolo Bettini e Stefano Garzelli, entrambi corridori della Mapei, alla 'Liegì del 2002, al successo di Bernard Hinault sul compagno della La Vie Claire, Greg Lemond, in una tappa con arrivo all'Alpe d'Huez nel Tour del 1986. Il francese e lo statunitense arrivarono tenendosi per mano con circa 5' di vantaggio sui concorrenti. Oggi a Kwiatkowski e Carapaz, per concedersi l'arrivo in parata, sono bastati 1'51» sul belga Wout Van Aert e 1'53« sul gruppetto della maglia gialla Roglic.
Lo sloveno, a questo punto, il Tour può solo perderlo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Settembre 2020, 18:49
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