Oggi, 30 anni fa, Chiappucci per la prima volta in giallo al Tour. Quando il Diablo del ciclismo italiano ci fece dimenticare quelle Notti Magiche (e amare) di Italia 90

Oggi, 30 anni fa, Chiappucci per la prima volta in giallo al Tour. Quando il Diablo del ciclismo italiano ci fece dimenticare quelle Notti Magiche (e amare) di Italia 90

di Marco Lobasso
Affezionatevi a quell’estate italiana del 1990. Il 12 luglio è un giovedì e la ferita dell’Argentina di Maradona che batte ai rigori l’Italia nei nostri Mondiali è ancora aperta e sanguina più che mai. Quei campionati maledetti sono appena finiti. Giorno dopo giorno va un po’ meglio, si prova a voltare pagina e si torna anche a essere attenti a quel Tour de France, all’inizio così lontano da noi e dalle nostre notti magiche. Eppure, sotto traccia, sta accadendo qualcosa di fantastico. Si vive già da un po’ attorno a una fuga "bidone" così strana e romantica che invece di finire, sparire, diventa ingombrante e sempre più italiana. Nella seconda tappa, a Futurscope, nome bellissimo che faceva già sognare di suo, fuggono alcuni corridori bravi, ma non certo big. Succedeva il 1 luglio, due giorni prima di Italia-Argentina. E chi se ne era accorto... Maglia di leader al canadese Bauer, tra loro c’è anche Claudio Chiappucci, 27 anni, di Uboldo, vicino Varese. Lombardo, ma con simpatia, carattere e tratti da Uomo del Sud. Hanno manciate di minuti di vantaggio, volano in classifica generale e il 12 luglio, oggi 30 anni fa, Claudio Chiappucci, un italiano dopo Moser del 1975, prende la maglia gialla. E’ simpatico, ma non ancora il Diablo. Eppure, da quel giorno il Tour e i francesi si accorgono che è lui, proprio lui, il possibile favorito della corsa.
Molti sapranno come andò a finire quel Tour. Claudio tenne la maglia gialla con onore e con i denti fino alla penultima tappa, superato solo da Greg Lemond, americano e fuoriclasse. Ma da sconosciuto a secondo al Tour del 1990, quei giorni di luglio per Chiappucci e per gli sportivi italiani restano indimenticabili. 
“Avrò raccontato mille volte quel Tour ma oggi è davvero un’altra cosa. Oggi, 30 anni fa, è un ricordo indelebile, che mi fa piacere condividere con gli appassionati”. Auguri, caro Diablo. Il giallo ti donava allora, ti dona oggi, ti donerà sempre. E poco importa se poi il Tour non l’hai più vinto. Importa che con la tua faccia simpatica e le tue gambe da scalatore eccezionale prendesti per mano gli sportivi italiani e li portasti lontano da quelle notti magiche diventate in un attimo, dopo un’uscita a vuoto e un gol subito, unico e solo, le più amare di sempre. Ecco, grazie Chiappucci. Con te in giallo, quel che restava di luglio passò in un amen. E ad agosto in fondo era già un’altra storia, un altro mondo, un altro mare, un’altra estate. E poi un altro campionato di calcio tutto da vivere.
Ultimo aggiornamento: Domenica 12 Luglio 2020, 10:57
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