Basso "brucia" Bitossi sul traguardo: il Mondiale di ciclismo più assurdo e maledetto compie 50 anni

Basso "brucia" Bitossi sul traguardo: il Mondiale di ciclismo più assurdo e maledetto compie 50 anni

di Marco Lobasso

Non si esagera se si mette il Mondiale di ciclismo di Gap, in Francia, il 6 agosto 1972 (domani cinquant’anni) tra i dieci eventi più importanti di sport che hanno colpito nel profondo l’immaginario popolare, nell’ultimo mezzo secolo di storia. Certo, vengono prima i Mondiali e gli Europei di calcio vinti dagli azzurri, certo Italia-Germania 4-3 o Italia-Brasile 3-2. Naturalmente, l’oro di Pietro Mennea a Mosca 1980 o di Federica Pellegrini a Pechino 2008. Ma iconiche, bellissime e struggenti allo stesso tempo sono le immagini di quel Mondiale in bici. Gioia e dolore insieme, racchiusi in pochi secondi, lacrime di rabbia e pazza gioia, un italiano che perde, Franco Bitossi, un altro che vince, Marino Basso. E il “cannibale” Eddy Merckx battuto e al quarto posto. Per i suoi primi cinquant’anni di vita quel Mondiale lo celebreranno in tanti, oggi e domani sui media. Le immagini di quella folle vittoria di Basso e dell’amara sconfitta di Bitossi sono entrati dentro il carattere di ognuno di noi. 
Sei con Bitossi, e sei disperato per la sua assurda resa? O sei dalla parte di Basso, il marpione che beffa il suo compagno di squadra? Allora come oggi, quelle immagini così iconiche del Mondiale francese ci leggono dentro e ci conducano sull’orlo di una scelta. Da che parte stare, nello sport e nella vita: con gli eroi sfortunati come Bitossi o con i marpioni vincenti come Basso?
Cinquant’anni fa l’Italia del ciclismo dominò quel Mondiale.

Franco Bitossi, il “cuore matto” tachicardico degli azzurri, scattò a pochi chilometri dall’arrivo. Arrivò stanco a cento metri dal traguardo, si voltò troppe volte, indeciso; si fece rimontare all’ultimo metro dal suo compagno Basso che disse piangendo: “Dovevo farlo, dovevo vincere io, se avessi rinunciato avrebbe vinto Merckx”. In quella telecronaca Rai (che ha restaurato le immagini di quella corsa mondiale, proprio nei giorni del cinquantenario) dell’indimenticabile Adriano De Zan c’era tutto: disperazione, paura, passione, incredulità. Urlava De Zan: “Forza Franco, non ti voltare. Forza Franco”. Quell’arrivo thrilling, con il fiato sospeso tra angoscia e felicità, è da cinquant’anni per tanti di noi una lezione di vita: per vincere non bisogna voltarsi, non bisogna avere paura e tirare diritto fino alla fine. “Io non lo feci – ripete l’ormai ottantenne toscanaccio Franco Bitossi, campione e grande rivale di Felice Gimondi – e ancora oggi, dopo tutti questi anni, non l’ho superata quella beffa. Ancora me la sogno”. Forza Franco, non ti voltare: entrare nella storia e tra i miti dello sport per un secondo posto è impresa che solo i fuoriclasse possono compiere.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Agosto 2022, 14:10
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